domenica 6 ottobre 2013

Santa Caterina

Lino Augias
 



In  riferimento alla richiesta degli amici, sulla Chiesa di Santa Caterina, non avendo foto posto una piccola recensione e il disegno della suddetta. Nel 1278 l'Arcivescovo Dorgodorio istituì 5 Parrocchie, tra le quali Santa Caterina, assegnando a ciascuna degli appezzamenti di terreno per la rendita necessaria alle Chiese. Per Santa Caterina vennero concesse delle terre in regione Mascari. L'architettura era di origine pisana e sul fronte vi era un rosone simile a quello esistente a Santa Maria, mentre nel portone di ingresso era stata ricavata una nicchia con la statua della Santa; Il campanile a colonnine era di stile lombardo. La chiesa di Santa Caterina era frequentata prevalentemente dalla nobiltà sassarese, ed aveva al suo interno molte tombe patrizie. Come risulta dagli Statuti del 1294, nella Chiesa i Podestà davano udienza al popolo e il Municipio vi teneva le riunioni, annunciate da squilli di tromba e suoni di campane. Dopo il trasferimento a Gesù Maria (attuale Santa Caterina), nel 1853 avvenne la demolizione, che terminò nel 1856.

IL CASTELLO ARAGONESE

IL CASTELLO ARAGONESE
Se vogliamo scrivere per trattare la storia della nostra città è inevitabile, ogni tanto dover riprendere il discorso del Castello Aragonese e in questo caso nell'analizzare questo documento quasi tecnico del Costa, ecco che il Castello ritorna ad affacciarsi con poderoso interessamento al pari di quella che fu la sua antica mole.



Come si evince dal disegno di E. Costa (la mappa in alto), il castello aveva forma quadrangolare con quattro torri quadrate agli angoli e una quinta in cui era la porta di accesso dalla città. Sulla facciata della torre centrale - che a nord-est aveva murati gli stemmi del vicerè Cervellon e del veguer Montpaò, assieme ai pali di Aragona, alla torre civica e a uno scudo di ignota attribuzione - erano due decorazioni a rilievo, entro il doppio riquadro e con ornati gotici(E. Costa 1909). L'approvvigionamento idrico era assicurato da pozzi e da una cisterna; vi era un ampio cortile interno e lo spiazzo esterno, detto plà del castell, era parzialmente occupato da orti. Nel castello risiedeva l'alcayde (comandante regio) col presidio militare, dopo il trasferimento da Cagliari a Sassari, dal 1563 vi si insediò il tribunale dell'Inquisizione che adibì a carceri parti dei locali a piano terreno e al piano alto. Di quet'importante struttura difensiva oggi non restano che cinque scudi murati all'interno della caserma Lamarmora (edificata al suo posto), poche immagini aquerellate, incise o fotografiche, e il toponimo della piazza.


Notizie storiche:
(Castello Aragonese - 1331/
L'esborso, da parte della municipalità sassarese di una forte multa da destinare alla costruzione del castello accanto alla porta di Capu di Villa, nel punto più elevato delle mura, rappresentò nel 1326 il prezzo della pacificazione fra la città ribelle ed Aragona. L'infante Alfonso provvide a nominare quale responsabile della costruzione tale Miguel Garbi, residente a Bonaria (f: A. Arribas Palau 1952), ma ' venne solo nel 1331, dopo che la nuova rivolta, scoppiata nel 1329, fu sedata col saccheggio della città, l'espulsione del ceto dirigente e mercantile locale e la confisca dei beni, assegnati in feudo o in enfiteusi a cittadini catalani.
Per il momento penso sia opportuno fermarsi qui, in primis per non tediare gli amici con un lungo scritto gli amici, in secundis per offrire, anche agli altri membri del gruppo interessati, l'opportunità di riprendere il discorso storico ancora tanto ampio, riprenderlo con integrazioni a questo post.
E naturalmente il sottoscritto si riserva di arrichire l'argomento, su questo stesso post, in seguito.
Grazie per l'attenzione.




CAFFE' O LATTUGA

       

 

A cura di   Paolo Grindi

                                       Caffè o Lattuga?

Sentite questa: 

Una curiosità della nostra Sassari, che forse non tutti conoscono. Il "Caffè", inteso come locale pubblico a Sassari non si sentiva la necessità e non furono in uso che alla fine del 1700. 

Il caffè si prendeva da tutti nella propria casa, o in quella dove si andava a fare visita, i sassaresi dei tempi passati si sarebbero vergognati di andare a berlo in un luogo pubblico. 

Uno dei primi Caffè fu quello di Nicolò Volpi, situato di fronte al Palazzo Civico.  

Lo stesso caffè esisteva ancora nel 1802 diretto dalla vedova Volpi. Sentite questa: in un articolo pubblicato in un giornale di Milano nel 1834, si scrisse che in Sassari si faceva poco uso di caffè, poiché in sua vece si mangiavano le lattughe (?!!?).


Sassari contadina



SASSARI CONTADINA.
A cura di Mario Grimaldi 

Estati di altri tempi - La pennichella -

Nelle torride e lunghissime giornate estive, dopo essersi rifocillati presso "LA PARCA MENSA", le persone prima di riprendere il consueto lavoro eran solite fare il riposino pomeridiano: in genere gli uomini fuori nel cortile della casa, sdraiati all'ombra delle pergole o sotto qualche albero, donne e bambini in casa (le donne sfinite dal lavoro domestico si addormentavano quasi subito mentre i bimbi tardavano ad addormentarsi, però dovevan star in silenzio per non disturbare gli altri). 

Un silenzio quasi assoluto regnava in quelle ore su tutta la casa, interrotto ogni tanto dall'abbaiare di qualche cane inconsapevole dei suoi inutili latrati, mentre non era fastidioso, anzi esercitava un dolce potere saporifero sulla gente il coro continuo e monotono delle cicale; non però sui bambini che si rivoltavano continuamente nel loro giaciglio rinunciando, così, a sgattaiolare all'esterno per non incappare i "LA MAMMA DI LU SORI" che castigava inesorabilmente " LI CAGGAIORI" che si aggiravano in strada durante l'ora del riposo pomeridiano.-










LU VINDIOLU.
A cura di Mario Grimaldi 


Era un piccolo giro di pochi danari, un commercio di fine settimana, che lasciava ad altri ai nuovi bar dall'arredo lucente e dalle vetrine illuminate il giro più grande degli affari e dei guadagni. Solo nei VINDIOLI c'era pronta cassa.

E il vino più apprezzato era quello di proprietà venduto, magari nell'andito o in casa, fino a tarda sera, oltre l'ora di andare a letto, col figlio più piccolo che dorme sul letto a due piazze e la nuora che allatta il primo nato in un'aria calda e umida densa di fumo e dell'aroma aspro e forte del vino di San Quirico e di Santa Natolia. La sera sotto i brevi archi e negli oscuri angoli dei vicoli che come sguardi obliqui partivano da Via Lamarmora le ragazze si stringevano ai ragazzi e gemevano e ridevano eccitate dalle loro carezze tenere e pressanti, fino all'ora di chiusura delle semiporte. Poi era la notte dei poveri densa e affranta, spesso come le mura di tufo della vecchia muraglia su cui l'agave brillava verde e chiara nel frescore del primo mattino quando, specialmente il sabato, le semiporte si riaprivano per gli uomini che tornavano a casa dopo la notte brava trascorsa con gli amici in uno dei ritrovi li adiacenti dove il vino era assoluto protagonista di una serata trascorsa con l'unico diversivo meritato dopo una lunga settimana di lavoro per campagne o cantieri.....Uno sguardo al selciato splendido e luminoso della via lunga e chiara come una foce: e appagati al meritato riposo


Curiosità


CURIOSITA' NELLE CONSUETUDINI DI SASSARI DI ALLORA: 




A cura Di   Mario Grimaldi

"Come scrisse Renato Pintus, approfittando del'occasione della vendemmia Tutta Sassari era in campagna nell'ottobre e dall'una all'altra vigna a far visita vicendevolmente, si facevano pranzi o merende comuni, si dividevano con piacere gli incomodi, si ricevevano gli amici degli amici, si viveva una vita tutta nuova, tutta sassarese, un attività, forse così intensa che non si esplicava in altre città agricole, forse perchè nessuna aveva le campagne così vicine all'abitato come le nostre". 

Molto spesso le belle comitive <greffe> si recavano in campagna sull'imbrunire del sabato, con torce a vento o palloncini luminosi e la nottata costituiva la parte migliore del divertimento. Non si deve credere che la comodità delle abitazioni costituisse attrattiva da lusingare le allegre brigate col miraggio di confortanti riposi: tutt'altro!
Si sapeva bene che ogni comodità mancava, eppure ogni disagio si affrontava con noncuranza, anzi con allegria, con quel buonumore caratteristico da cui scaturiva l'arguzia, la risata schietta della persona felice.


Talvolta poche stanze a pian terreno, in parte occupate dal tino, dal torchio e da altri attrezzi agricoli, erano l'unico rifugio dei festeggianti. Ivi si deponevano i soprabiti, i mantelli, le borsette da viaggio, i cappellini: fuorchè a guardarobe questi ambienti rustici non servivano ad altro. 


Il teatro del divertimento era il patio <piazzale> dinnanzi alla casa dove ci si rifocillava, si ballava, ci si imparavano giochi di società e si accendevano infine i fanosi falò (FUGGARONI) per giostrarvi attorno in una sorta di ballo tondo (da non confondere col ballo sardo). 

A QUEL TEMPO UNQUE RISALGONO LE "vignate sassaresi"?
Se le origini si devono all'impianto delle vigne, certo è che le vignate nacquero con Sassari.





Chiesa di Sant'Agostino


                                         La Chiesa di Sant'Agostino

A cura di  Mario Grimaldi

NON SI PUO' FARE A MENO DI TRATTARE LA STORIA ANCHE FACENDO RIFERIMENTO AI GIOIELLI ECCLESIASTICI CHE SONO PARTE INTEGRANTE DELLE EVOLUZIONI SOCIALI DELLA NOSTRA CITTA'. OGGETTO DI STUDIO PER MOLTI STORICI, OCCASIONE DI ESPRIMERE LA VENA POETICA DI MOLTI NOSTRI CONCITTADINI E COMUNQUE MINIERE DA CUI ESTRARRE INFORMAZIONI INDISPENSABILI PER RICOSTRUIRE I VARI PASSAGGI DELLE NOSTRE CULTURE, DELLE NOSTRE ORIGINI.
"<Come tante altre chiese fuori le mura, quella di sant'Agostino è fra le più antiche di Sassari. Annovera più di cinque secoli. Ma a detta di molti esperti fu costruita male, se già nel 1604 era crollata e fu necessario riedificarla col contributo della città. E' all'interno stilisticamente interessante con due delle cappelle laterali(quella della Madonna del Rosario e quella di Nostra Signora di Buon Cammino) che, inoltrandosi in profondità, danno alla chiesa quasi l'impressione di uno schema a croce greca (unica della città). 
Si sa che i frati Agostiniani possedevano vasti orti fuori le mura, dove sorge la chiesa, e che la trasformazione di questi orti ebbe una parte importante nello sviluppo della città quando, nate le concerie, sorse nella zona il primo quartiere operaio(siamo intorno al tardo ottocento) della città e forse dell'intera isola."



Monumenti demoliti


A cura di Giuseppe Idini, Lino Augias e Giuseppe Idile (Capitano) per la parte grafica. 









ANTICHE CHIESE DI SASSARI NON PIU' ESISTENTI PERCHE' DISTRUTTE O DEMOLITE.


Oltre alle più note Santa Caterina demolita nel 1853, San Giuseppe (S. Rocco) demolita per la costruzione dell'edificio dell'Università, San Biagio demolita nel 1926-27, a Sassari esistevano diverse chiese che per varie ragioni sono distrutte o demolite.

Voglio ricordarne alcune-Chiesa dello SPIRITO SANTO, tra l'Episcopio e porta Utzeri, volgarmente conosciuta con il nome di Sant'Andrea, da non confondere con la chiesa sita in corso Vittorio Emanuele fatta costruire successivamente da Vico Guidoni.

N.S. di LORETO - Porta di Macello (locale attualmente utilizzato da un Bar).

SAN BARTOLOMEO, chiamata successivamente San Carlo dal nome della confraternita alla quale venne concessa (nelle vicinanze di via S. Carlo).

SANTA CROCE, vicino all'attuale seminario, demolita nel 1824. E' verosimile che prima del 1492 gli ebrei che erano a Sassari vi avessero la loro sinagoga e che dopo la loro espulsione sia stata consacrata al rito cristiano e dedicata alla S. Croce.

SAN SEBASTIANO, chiesa degli inquisitori, costruita dal 1602 al 1606, situata tra Piazza Tola, Via Cesare Battisti e Via San Leonardo. In questa chiesa la Città fece Voto per la peste nell'anno 1652.

SAN PAOLO, annessa al convento degli Scolopi ( via Sebastiano Satta), distrutta nel 1870.

N.S. DELLA MISERICORDIA, era situata a sx della porta S. Antonio,verso "Carrera Longa", demolita nel 1759.

SANT'ANNA, Presso la fontana delle conce - demolita nel 1890.

SANT'ELIGIO (Sant'Alò), era in vicinanza di quella di S. Anna.

SAN LAZZARO, "lo Spano la colloca nel sito vicino a Porta Utzeri, dov'è l'acqua della Rogna"; il Sisco sospettò che fosse in vicinanza di San Pietro e colse nel segno.

LA VERGINE DEL REGNO, situata nel "Regnu" vicino alla Reggia dove ebbero stanza i Giudici e dove morì nel 1235 Ubaldo Visconti ( primo marito di Adelasia di Torres),
tra la fontana delle conce e San Pietro.




Servizio di ricerca grafica a cura di Giuseppe Idile ( CAPITANO) per Sassari Storia






San Biagio - Opera  di Andrea Lusso del 1613 - Restauro dell'opera  eseguito a Sassari.


Particolare della tomba degli Aridsson.  Le persone che chiedono cibo, in fila . Sullo sfondo i muri  della chiesa di San Biagio e il cancello d'ingresso   dell'azienda Ardisson.


Lino Augias

In riferimento alla richiesta di Giuseppe Idile (Capitano) sulla Chiesa di Santa Caterina, non avendo foto posto una piccola recensione e il disegno della suddetta. Nel 1278 l'Arcivescovo Dorgodorio istituì 5 Parrocchie, tra le quali Santa Caterina, assegnando a ciascuna degli appezzamenti di terreno per la rendita necessaria alle Chiese.


Per Santa Caterina vennero concesse delle terre in regione Mascari. L'architettura era di origine pisana e sul fronte vi era un rosone simile a quello esistente a Santa Maria, mentre nel portone di ingresso era stata ricavata una nicchia con la statua della Santa; Il campanile a colonnine era di stile lombardo. La chiesa di Santa Caterina era frequentata prevalentemente dalla nobiltà sassarese, ed aveva al suo interno molte tombe patrizie. Come risulta dagli Statuti del 1294, nella Chiesa i Podestà davano udienza al popolo e il Municipio vi teneva le riunioni, annunciate da squilli di tromba e suoni di campane. Dopo il trasferimento a Gesù Maria (attuale Santa Caterina), nel 1853 avvenne la demolizione, che terminò nel 1856.



San Lazzaro era un ospedale per lebbrosi situato nelle vicinanza di S. Pietro, in regione "Lu Regnu". Esso fu fondato dall'ordine degli "spedalieri di S. Leonardo di Stagno" verso il 1143; nel 1628 le monache Isabelline chiesero di ritirarsi in esso; prima di quell'anno vi risiedettero le monache di S. Chiara. Risulta che nel 1638 i Padri Osservanti vi celebravano messa. Nel 1673 quest'ordine si unì a quello dell'Annunziata; nel 1701 questo ospedale venne aggregato a quello di S. Croce. nello stesso sito, intorno al 1702 esisteva la chiesetta annessa all'ospedale, che fu distrutta nel 1790.


 Il quadro di S. Lazzaro, che esisteva già al tempo dell'ospedale dei lebbrosi, fu poi ritirato da quello di S. Croce fino al 1848, anno in cui fu trasportato presso l'ospedale civile di Piazza Fiume.


sabato 5 ottobre 2013

Monte d'accoddi



Il Museo di Sassari Sanna, ha nel suo interno una delle più importanti collezioni di reperti nuragici e di archeologia neolitica della Sardegna. La civiltà nuragica, si sviluppò i in Sardegna fra l'età del Ferro e quella del Bronzo, lasciandoci, come testimonianza, delle singolari torri megalitiche coniche, chiamate appunto NURAGHI.
A poca distanza dalla città, ci sono degli scavi prenuragici: Il sito in questione è quello di Monte d'Accoddi.
A quanto pare le idicazioni di scavare in quella zona provennero direttamente dal Ministro dell'Istruzione, all'epoca Antonio Segni ; Grazie al suo intuito, sono stati trovati dei reperti di inestimabile valore: dei templi simili allo stile mesopotamico; si presume a tutt'oggi che a realizzare i templi si stato per volontà di Uruk, che era un sacerdote assiro / babilonese, che approdò sulle coste sarde. Chiaramente apriamo il dibattito su questo tema alla ricerca di nuove testimonianze e materiale relativo al Sito.
Buona serata. (SAMUELE)



Città

LA CITTA'

     Uno dei problemi emergenti dei primi del secolo scorso in Sardegna è stato quello relativo allo sviluppo delle città e delle aree urbane. L'interesse degli studiosi e dei politici era rivolto prevalentemente alle zone interne, al sottosviluppo delle aree rurali e all'arretratezza dell'agricoltura e della pastorizia, visti come importanti fattori di quella generale situazione di disagio economico-sociale che caratterizza storicamente la cosiddetta questione sarda e che, ancor oggi, affligge l'isola. 
    In città come SASSARI (e Cagliari) si sono manifestati e si manifestano ancora dei fenomeni negativi che sono tipici dei grandi centri urbani: uno sviluppo edilizio disordinato, prodotto di una incontrollata speculazione e della mancanza di piani urbanistici più razionali; un aumento sempre più progressivo del traffico con pesanti conseguenze anche di ordine ecologico; un accelerato DEGRADO DEI CENTRI STORICI, sempre più invisibili e in abbandono; un continuo peggioramento della qualità della vita, soprattutto per le crescenti difficoltà nell'uso degli apparati amministrativi; una progressiva diffusione della criminalità e della droga, ma anche della povertà, della disoccupazione, del malessere sociale. La Causa? mah!


Suonatori di cornamuse in Largo Macao

Chiesa - Latte dolce



La chiesetta del "LATTE DOLCE"


Non sono molti, ormai, ad avere, a Sassari, ricordi precisi di quando il Latte Dolce era una chiesetta immersa nella campagna, accessibile soltanto attraverso un viottolo. Vi si svolgevano pellegrinaggi che per la durata ed il carattere del percorso, erano veri e propri atti di mortificazione. Soprattutto in ottobre dalla città si partiva all'alba per giungere alla chiesetta campestre in tempo per la prima Messa in modo che si potesse esser di ritorno per l'ora del lavoro.


Questi pellegrinaggi erano tanto più caratteristici in quanto vi partecipavano (recandosi a piedi) le gestanti o le madri che avevano partorito da poco, specialmente quelle che avevano qualche difficoltà per l'allattamento: si rivolgevano all'effigie di Nostra Signora del Latte Dolce, appunto mentre allatta Gesù, una singolare immagine in tutta la Sardegna ove raramente la Madonna è effigiata con tanta umanità. L'affresco, rinvenuto casualmente in mezzo ai rovi e tra le rovine di quella che probabilmente fu la chiesetta campestre più antica di Sassari (o almeno quella di cui si hanno più vecchie notizie), è ritenuto da allora miracoloso e venerato soprattutto dalle giovani madri.


Ora la chiesetta, ricostruita attorno a quella reliquia pittorica, è immersa, non più nella queta campagna del "MONTE", bensì in uno dei più frastornati ammassi di cemento armato del popolare quartiere, ma continua a mantenere la sua antica dignità tra palazzoni quasi tutti fatti in serie.








venerdì 4 ottobre 2013

Un salto nel passato









A cura di Tino Grindi

Ogni tanto credo che faccia bene rivangare il passato di questa città, e raccontare com’era, un tempo non molto lontano, la nostra Sassari. Chi ha vissuto gli anni ’50, potrà rinverdire i ricordi, chi invece non li ha vissuti, recepire curiosità di allora e farne paragone col presente.
Per esempio in quel periodo, nel dopoguerra, quando la città ha cominciato a rivivere, sono stati aperti molti negozi di varie attività commerciali. Tutto si svolgeva all’interno del centro storico e vie della città ottocentesca. Queste iniziative erano tutte di buon auspicio per il settore terziario, infatti, la città aumentava il ritmo di vita vivacizzando le vie storiche, note per il commercio: Via Rosello, Corso Vittorio Emanuele, Via Università, Corso Trinità, Via Turritana etc. Un fatto curioso si aggiungeva a queste iniziative; molte di queste attività, anziché nei magazzini, erano svolte all’interno dei portoni: calzolai, piccole attività commerciali, vendita di giornaletti, riparatrici di calze di nailon, etc. La mia famiglia ad esempio, aveva aperto un negozio di frutta e verdura in Via Turritana, nel portone di casa nostra; ricordo ancora da bambino, che si lavorava abbastanza, anzi una curiosità che posso raccontarvi, si lavorava di più quando il negozio era chiuso di quando era aperto. Infatti, i clienti, sapendo che abitavamo sopra il negozio, a tutte le ore potevano acquistare con grande comodità.
Una categoria in particolare che solitamente svolgeva la propria attività nei portoni erano i fiorai: di solito allestivano il loro negozio in ampi e bei portoni della zona ottocentesca, famosissimo quello sotto i Portici Crispo. I negozianti pagavano l’affitto dell’androne e anche del giardino interno, che fungeva da magazzino e serra, inoltre in controparte offrivano una portineria e custodia.
Questi spazi erano tenuti sempre lindi e puliti e naturalmente profumati.
Gli inquilini che vi abitavano dovevano essere senz’altro contenti di avere nel portone tale bella attività floreale. Altri di questi fiorai, che io ricordi, si trovavano in Piazza Rosario, Corso Vittorio Emanuele e addirittura, tre, nella sola via Brigata Sassari.

Concludo questo breve e significativo ricordo, dei negozi nei portoni a Sassari, perché anche questi, hanno contribuito a scrivere un pezzo di storia della città di un tempo.

Tino Grindi

Foto collezione Mario Dessena