domenica 16 settembre 2018

( Soprannomi) E' pronto l'orologio?



A cura di Giuseppe Idile


Come promesso, altra storia di soprannomi sassaresi. Oggi è la volta di "E' pronto l'orologio". In tempo di guerra si fermavano le bombe, ma non gli INGIUGLI. La nostra Sassari aveva patito forse meno della vicina Cagliari, però si era fermata ugualmente. Non dimentichiamo che qualche fischio di bomba americana anche i Sassaresi lo sentirono. Molti cittadini durante la guerra erani IFFULLADI in campagna in quanto c’era meno rischio di bombardamenti, anche se dal 1943 in poi i rischi aumentarono notevolmente e tante attività chiusero i battenti perchè In città iniziava a regnare il terrore; qualcuno diceva chi l'Americani isciani da sottu terra. Resisteva Zuniari, lu Ridozzaggiu di Portha Sant’Antoni, accudiddu da un paese non precisato della Campania, parlava un dialetto sassarese misto al napoletano,  e aveva la sua bottega artigiana in Corso Vico, difronte alla stazione. Credo che di cognome, ironia della sorte, facesse Guerra. Eravamo circa a metà maggio del 1943, quando un boato squarciò l’aria. Una bomba da 500 chili di tritolo, sganciata da un aereo americano che aveva precedentemente sorvolato la città, cadde sopra la stazione, distruggendola parzialmente e causando la morte di tre persone. 

La bottega di Zuniari aveva due vetrine esterne che finirono in frantumi. La gente scappava e urlava per le strade e qualcuno si affacciò in bottega da Zuniari urlando... Ajò mapperò.. ancora inogghi sei? No fuggi no? Ajò Zelcha l'avviu Zunià... Ripresosi dallo spavento anche se un po' rintronato, pienu di carraggiu e di cazzina d'intonaggu faraddi da la bobidda a causa dello spostamento d'aria, il buon Zuniari rastrellò tutti gli orologi e tutta la mercanzia dalla bottega e scappò in direzione di casa. Nei giorni a seguire, assalito dalla paura di murì incarraggiaddu, come quei tre poveretti della stazione, decise suo malgrado di chiudere la buttrea per Guerra e si trasferì in fretta e furia con la sua famiglia a Zinziodda in una casa di campagna avuta in eredità dai suoceri, appartenente alla moglie e ai 2 cognati. Passarono gli anni e siamo nel 1946 -

Il conflitto era appena terminato. La città di Sassari pian pianino si risvegliava dal torpore dell’incertezza e della paura che l’aveva avvolta durante la guerra. Il popolo ritornò a nuova vita e la gente riprese a uscire per le strade, gli sfollati tornarono in città e ripresero a frequentare i bar che nel frattempo avevano riaperto i battenti. Anche il nostro Zuniari riaprì la sua bottega sempre in Corso Vico, ma in un altro caseggiato, in quanto il magazzino precedente, dopo la sua sparizione, era stato concesso in affitto a un artigiano odontotecnico. Fece ricostruire da lu masthru d’ascia le due vetrine esterne e riprese anche lui a svolgere la sua attività. Una mattina si presentò in negozio, un signore, del quale non ricordo il nome, distinto con cappello, occhiali da intellettuale e aria un po’ burbera e autoritaria, che secondo alcune indiscrezioni, lavorava come impiegato negli uffici del podestà, diventati poi prefettura. Il debutto senza saluto fu :

“ Allora… è pronto l’orologio "? Zuniari uscì dal retrobottega e alla vista del tale sbiancò. Ebbene si… quello era un suo cliente che prima dell’avvenimento bellico, aveva portato il suo orologio in riparazione. Chiaramente l’improvvisa chiusura e la scomparsa di Zuniari, il burbero la considerò una fregatura, un imbroglio perpetrato da un uomo poco affidabile. Zuniari invece era persona seria e sapeva benissimo di avere da qualche parte anche le mercanzie che avrebbe dovuto riparare a suo tempo. Infatti a zinziodda custodiva una cassapanca piena di merci, attrezzi vari e minutaglie del vecchio negozio. Rassicurò il burbero cliente, spiegando quali erano state le cause di forza maggiore della sparizione improvvisa, e lo rimandò ai giorni seguenti per restituire l’orologio riparato che aveva preso in consegna tre anni prima. La sera stessa Zuniari si recò a zinziodda ma non trovò l’orologio in questione. Era un orologio Svizzero di gran lusso che non tutti potevano permettersi e che costava molto caro; di Marca Universal modello Geneve Compax che aveva tre contatori sul quadrante, per farla breve un Rolex dell'epoca. . La Mattina si ripresentò in negozio il burbero, che sempre senza porgere alcun saluto pronunciò la solita frase: E’ pronto l’orologio? Il povero Zuniari prese tempo e promise che lo stava controllando a casa per la riparazione. 



Continuò a cercare anche a casa, ma dell’orologio non si trovava più traccia e intanto il burbero continuava a tallonare tutti i giorni in negozio a chiedere... E’ pronto l’orologio…. E’ pronto l’orologio… finchè un giorno alcuni ragazzini di Sant’Elisabetta, Pizzinni pizzoni, presenti in negozio a chiedere un' offerta per la festa della madonna, assistettero alla solita scena del “E’ pronto l’orologio. Zuniari liquidò con pochi spiccioli i ragazzini e affrontò una volta per tutte lo spazientito burbero cliente; gli disse a chiare lettere: il suo orologio è stato smarrito, io provvederò a comprarne uno nuovo e la risarcirò, però non si presenti mai più in negozio con questo modo di fare che indispone, ricordando all’energumeno, che la chiusura del precedente laboratorio era dovuta agli eventi bellici e non a una fuga d'amore nei paesi felici. In seguito ala sfuriata di Zuniari, Il burbero, dopo aver attappaddu la janna, uscì dal negozio innervosito, indispettito e con passo svelto si avviò verso la stazione.    



 Intanto i ragazzini si erano radunati sotto i portici della casa daziale che, se non vado errando, aveva una stanza occupata dall’intergremio. Favoriti dalla copertura delle carrozze e dei cavalli in sosta nello spiazzo antistante, al passaggio del burbero li pizzinni pizzoni, iniziarono a urlare a ripetizione in segno di scherno “ E’ pronto l’orologio?? E’ pronto l’orologio???” Il malcapitato per un attimo si fermò stizzito e con faccia rabbiosa iniziò una sorta di rimprovero all'indirizzo dei ragazzini che nel frattempo se l’erano data a gambe, ma i carrozzieri iniziarono a ridere a zoccu e ridendo ridendo qualcuno ripetè anche la scomoda frase ( E' pronto l'orologio? ) E fu così che nei giorni a seguire iniziò a girare la voce che il tal dei tali si chiamava “E’ pronto l’orologio” Alla fine l’ingiugliu si spostò anche ai parenti, fratelli, sorelle figli e quant’altro. Quando si parlava di loro, si diceva… Chissi di …E’ pronto l’orologio. Probabilmente il Burbero rientrò in possesso del suo orologio, ma a quale prezzo? Con i soprannomi , Sassari non faceva sconti a nessuno.

Scritta da (Capitano - Giuseppe Idile) che si raccomanda di prendere i nomi a beneficio d'inventario perchè non è sicuro dell'esatezza, mentre la storia è vera ed è stata tramandata da suo padre ( nella foto alla stazione nel 1946 è il signore al centro) che l'ha vissuta realmente. Chi è sassarese sicuramente la conosce e si ricorderà del triste evento della bomba e della guerra.