giovedì 19 maggio 2016

Speciale Cavalcata 2016


A cura di : Mario Grimaldi
Tra qualche giorno, precisamente domenica 22 maggio, Sassari sarà animata dall'annuale edizione della "Cavalcata Sarda", quindi approfittiamo dell'occasione per ricordarne brevemente alcuni cenni storici:
E’ una grande rassegna del folclore sardo, le sue origini sono tratte dalla necessità di mostrare ai “forestieri” i costumi dei paesi interni. Un evento del genere si ebbe già nel 1771 per onorare Filippo V° e ancora nel 1899 per omaggiare re Umberto I° e la regina Margherita. 
La cavalcata ha assunto carattere stabile nel 1951 per iniziativa del Rotary sassarese che, in concomitanza con l’aumento del flusso turistico, si prestò per offrire ai turisti di oltre tirreno una rassegna di quanto di meglio la Sardegna potesse offrire nel campo dei costumi tradizionali e degli usi popolari. Tutti conosciamo i tre distinti momenti in cui si articola la giornata: al mattino sfilata per un percorso cittadino determinato precedentemente e in cui si possono ammirare i più svariati abbigliamenti e non solo, ma anche degustare dolci, frutta, formaggio etc., tutti prodotti tipici delle nostre provincie; nel pomeriggio, presso l’ippodromo cittadino (Ip. Pinna), il palio “CITTA DI SASSARI”, qui si esibiscono i cavalieri provenienti da tutta la Sardegna nelle spericolate e spettacolari “PARIGLIE”; infine, con inizio nel tardo pomeriggio, nel salotto sassarese di Piazza d’Italia si aprono le danze (che si svolgono su un palco organizzato per l’occasione) e dunque a suon di organetti, che accompagnano i canti proposti in tutti i dialetti, il ballo sardo si protrae sino a tarda notte.

Tutto l' insieme degli eventi sono stati, anche dalla nostra generazione, abbastanza apprezzati: da studenti non ci si sottraeva alla piacevole consuetudine allorché fin dalle prime ore del mattino, le nostre "greffe" invadevano i grandi cortili e le aule della scuola elementare di San Giuseppe - luogo dove si radunavano i componenti dei gruppi folcloristici provenienti da tutta l'isola - Molti partecipanti arrivavano in città addirittura nel pomeriggio della vigilia; allora "LI BAGGIANI" non disdegnavano di procurarsi amicizie, specialmente femminili, belle ragazze adornate da meravigliosi monili, di festa vestite dei loro abiti tradizionali. Occasione ghiotta, ma l'impresa spesso e volentieri era destinata a risolversi nella più grama delle delusioni. Le "bellezze folcloristiche", tipiche, non davano peso alle insistenti insidie dei loro spasimanti, anche perché o già impegnate sentimentalmente o perché ben catechizzate dalla comprensibile diffidenza, nei nostri confronti, dai loro accompagnatori più saggiamente navigati. 
Ma non vi erano solo le ragazze: odori diversi, provenienti dalle innumerevoli bancarelle allestite per l'occasione e che commerciavano prodotti alimentari (dolciumi, frutta, carne e pesce arrostiti ad oc... etc.) si espandevano per tutte le strade. I cavalli, i loro conduttori, le affascinanti amazzoni adagiate con grazia e con i loro variopinti vestiti che coprivano la parte posteriore della groppa dell'animale, erano un'attrazione di sicuro interesse, persino gli odori emanati dalle bestie erano tipicamente piacevoli.
Non mancava qualche zuffa dovuta principalmente alle reazioni provocate dalle abbondanti libagioni, ma si costruivano anche durature amicizie e addirittura si è spesso giunti (per casuale conoscenza in quel contesto) a convolare a nozze. - Un paio di miei amici hanno conosciuto e si sono innamorati proprio in quella "galeotta occasione" e tutt'oggi vivono felicemente con le loro belle "forestiere".

Dulcis in fundo: è doveroso non dimenticare che in questa occasione è possibile apprezzare quei beni orali identitari: i meravigliosi CANTI A TENORES originali e di stile corale che focalizzano l'attenzione in tutto il mondo, tanto da esser considerati bene intangibile tutelato dall' UNESCO.
<<(molte delle immagini, che saranno parte integrante di questo post, sono state adeguate ai temi trattati dall'abilità grafica del mio amico 

grazie per l'attenzione.
@mariogrimaldi.


martedì 10 maggio 2016

SASSARI - Sant'Antonio Abate o S.Ant. da Padova!









PORTA SANT'ANTONIO - S A S S A R I -


"La sopravvivenza di questa denominazione può essere presa come emblema del puntiglio sassarese. La porta non c'è più ; la toponomastica ufficiale ha dato il nome di " Piazza Sant' Antonio " al vuoto creato dall'abbattimento delle vecchie mura

 e delle "porte"; anche quando c'era, la porta Sant' Antonio cambiò nome secondo le circostanze, ma i sassaresi la considerarono "la porta più antica" e così continuano a denominare tutta la zona che è stata sempre un punto di riferimento fra i più cordiali, della vecchia Sassari e della Sassari popolare che s'affollava intorno alla chiesa parrocchiale di Sant' Apollinare ( 1278 ). E' quasi incredibile che in uno spiazzo così piccolo abbia potuto addensarsi tanta parte della storia di Sassari: La Porta Sant'Antonio era, infatti, il principale degli accessi alla città poiché immetteva nello "stradone " di Porto Torres e quindi verso gli orti, la campagna e il mare. 


Ricordiamo che, secondo il Sisco, già nel 1540 era chiamata Porta Regia o Porta Reale e con tal denominazione è menzionata anche dal Vico nel 1637. Per la verità storica però, il nome più antico della risulta essere "Porta de Sanctu Flasiu" ( San Biagio) come, così, riportato negli Statuti Sassaresi del 1295, perché da li si usciva per recarsi presso l'isolata chiesetta dedicata a detto santo. 


Il Sant'Antonio , al quale i sassaresi si riferiscono col nome del sito è "Sant'Antonio Abate" e non - come molti credono - quel Sant'Antonio da Padova. 


Il primo in origine, era detto anche "Sant'Antoni di lu fuggaroni" (S. Antonio del fuoco ); poiché, per celebrarlo, gli veniva dedicato un grande falò. 


La chiesa che è stata eretta nel 500 in quei pressi ( attualmente via Aurelio Saffi ) è più nota col nome di "Servi di Maria"..... 


Grazie per l'attenzione. 



lunedì 9 maggio 2016

Sassari - chiesa della Madonna del Rosario.




Un pregiato monumento


Alle spalle del palazzo che negli anni " 50" venne eretto nella Piazza Castello, si trova la Chiesa del Rosario, un tempo importante perché collocata presso una delle quattro porte della cinta muraria, ed oggi relegata ad una posizione secondaria nello slargo che immette nella storica Via Arborea .

Un primo impianto della chiesa con annesso convento di frati Domenicani venne eretto dal 1632 al 1635, ma è dal 1656 che si iniziò ad ampliarla, concludendo i lavori con la facciata nel 1759.

La chiesa ha una pianta ad aula mono navata con cappelle laterali entrambe voltate a botte, mentre nello sfondo si trova il presbiterio quadrangolare rialzato.

L'interno delle cappelle si caratterizza per gli altari in pietra e stucco e per la diffusione di stucchi dipinti con effetti marmorizzati che simulano frequentemente false tarsie marmoree.

Con lo sguardo si rimane però colpiti dall'altare maggiore, in legno intagliato, policromato e dorato che in tutta l'isola è considerato, per le dimensioni e la pregialità della fattura, una delle opere di maggior rilevanza artistica nell'ambito di questo tipo di produzione.
Esso si struttura in tre ordini che, conclusi dal fastigio superiore, nei due inferiori includono in apposite nicchie sei statue. Gli elementi strutturali e decorativi della Chiesa del Rosario costituiscono un insieme coerente e completo che rivela la preparazione tecnica delle maestranze capaci di realizzare un'opera rilevante, compiutamente barocca.



lunedì 2 maggio 2016

Castello di Sassari - Cronaca di uno scempio.

A cura di Mario Grimaldi



         Il castello Aragonese di Sassari




Cronaca di uno scempio.

Il castello aveva forma quadrangolare con quattro torri quadrate agli angoli e una quinta in cui era la porta di accesso dalla città. Sulla facciata della torre centrale - che a nord-est aveva murati gli stemmi del vicerè Cervellon e del veguer Montpaò, assieme ai pali di Aragona, alla torre civica e a uno scudo di ignota attribuzione - erano due decorazioni a rilievo, entro il doppio riquadro e con ornati gotici(E. Costa 1909). 





L'approvvigionamento idrico era assicurato da pozzi e da una cisterna; vi era un ampio cortile interno e lo spiazzo esterno, detto "plà del castell", era parzialmente occupato da orti. Nel castello risiedeva l'alcayde (comandante regio) col presidio militare, dopo il trasferimento da Cagliari a Sassari, dal 1563 vi si insediò il tribunale dell'Inquisizione che adibì a carceri parti dei locali a piano terreno e al piano alto. Di quest'importante struttura difensiva oggi non restano che cinque scudi murati all'interno della caserma Lamarmora (edificata al suo posto), poche immagini acquerellate, incise o fotografiche, e il toponimo della piazza. 
Notizie storiche: 
(Castello Aragonese - 1331/ 




L'esborso, da parte della municipalità sassarese di una forte multa da destinare alla costruzione del castello accanto alla porta di Capu di Villa, nel punto più elevato delle mura, rappresentò nel 1326 il prezzo della pacificazione fra la città ribelle ed Aragona. L'infante Alfonso provvide a nominare quale responsabile della costruzione tale Miguel Garbi, residente a Bonaria (f: A. Arribas Palau 1952), ma ' venne solo nel 1331, dopo che la nuova rivolta, scoppiata nel 1329, fu sedata col saccheggio della città, l'espulsione del ceto dirigente e mercantile locale e la confisca dei beni, assegnati in feudo o in enfiteusi a cittadini catalani. 
Grazie per l'attenzione.