sabato 16 agosto 2014

Sassari aneddoti e ricordi




Relax estivo: appunti dei nostri nonni e anche ..... bisnonni sassaresi.
“Quando immersi in quel giro di strade e di curiosità, la città borghese si era sviluppata a partire dalla seconda metà dell’ottocento con l’abbattimento di buona parte delle mura medioevali e con altre demolizioni non meno gravi - la chiesa di Santa Caterina in P.zza Azuni, per esempio - e con la costruzione di nuovi quartieri secondo il modello banalmente ortogonale allora di moda: Via Mazzini, Via E. Costa, Via A. Deffenu, per molti di essi non presentavano nessun interesse. Anche il salotto di Sassari - Piazza D’Italia - parve ai loro occhi banale e un po squallida nella ripetitività dei suoi riti quotidiani. Soldati caporali balie domestiche piccoli impiegati sul lato del palazzo del Governo, la mattina e nel primo pomeriggio; 
un via vai senza soste e senza novità dal tardo pomeriggio fino a sera inoltrata quando la diana delle convenzioni, all’unisono con la tromba che suonava la ritirata della guarnigione, metteva fine allo struscio, ai mille intrighi perpetrati dagli occhi, lacerava all’improvviso l’infima trama delle mille complicità e richiamava anche i più resistenti ai torpori del tram tram familiare nell’intricata topografia della città vecchia”... < Diceva il dotto Prof. Ignazio Delogu (di professione professore universitario, scrittore e giornalista) che: “li si consumava l’identità antropologica e ideale tra Sassari e la Dublino di Joyce o l’Odessa di Babel città di artigiani e di mercanti dall’immaginazione ardente e dall’ affabulazione colorita. Ed era quella la città che interessava alla gente. quella che la ziddai - il Borgo dei pisani, cioé il Corso - divideva a metà , quella delle due grandi arterie parallele, Via Turritana e Via Lamarmora e delle due strade che in qualche modo le intersecavano, Via del Duomo e Via Rosello (la prima già avviata al tramonto, la seconda ancora viva e sanguigna), attorno alle quali, in forme varie ma sempre sorrette da un idea urbana di chiarezza e di razionalità, la città si disponeva affermando in forme più passive e subalterne che attive la sua identità e la sua sassaresità”.