venerdì 17 aprile 2015

GUANTINO CATONI



A cura di   Mario Grimaldi





Il periodo di riferimento è il 1323 quando quel Gentiluomo sassarese (vissuto dalla seconda metà del sec. XIII° sino alla seconda del sec. XIV°) di nome GUANTINO CATONI, sostenne la necessità di cacciare i genovesi da Sassari e fu prescelto come ambasciatore della città presso l'infante Alfonso. In questa veste si recò a Iglesias per giurargli fedeltà. Ma in seguito mutò atteggiamento a causa del malgoverno dei nuovi venuti (Aragonesi) e, scoppiata la rivoluzione nel 1325, si schierò tra le file dei DORIA ponendosi a capo del partito anti-aragonese e per ciò fu esiliato con tutta la sua famiglia. I suoi discendenti, scoppiata la guerra tra Aragona e Arborea, si schierarono con quest'ultima.

Il figlio di Guantino : Bartolo Catoni, quando la sua famiglia fu esiliata nel 1325, si attivò per curarne gli interessi e per tutelare i figli di suo cognato Vinciguerra Doria. Dopo varie vicissitudini gli fu riconosciuto un feudo comprendente un vasto territorio nella curatoria della Balariana in Gallura e riuscì a recuperare una parte del patrimonio dei suoi nipoti.........
"< I CATONI erano una antica famiglia sassarese, le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XIV°. Apparteneva a quella parte di oligarchia mercantile che non condivideva la dipendenza di Sassari da Genova, si estinsero nel XV° secolo">.
<<""Per quanto riguarda gli eventi prettamente storici del periodo, quando Sassari opto per la sottomissione al re di Aragona, appunto come su scritto, nel 1323 i suoi delegati si presentarono al campo dell' infante Alfonso e prestarono omaggio al re. Come già accennato, fu però un rapporto precario: infatti la popolazione sassarese abituata ad esser autonoma, non sopportava bene la nuova situazione, e sopratutto l'amministrazione totalitaria degli Aragonesi, per ciò, appunto nel 1325, spinta da Genova e dai Doria, SASSARI decise di ribellarsi dando inizio a un tempestoso periodo della storia della città.
Guantino Catoni - Ritratto di fantasia  composto da  Giuseppe Idile


Per meglio controllare la situazione gli Aragonesi edificarono il CASTELLO e addirittura paventarono l'ipotesi di disperdere la popolazione e di sostituirla con abitanti di provenienza iberica. SASSARI non si estraneo dall'avvicendarsi dei fatti conseguenti alla guerra tra i Doria ed Aragona: di fatto, durante il secolo XIV° i sassaresi furono assediati alcune volte e poi videro la città occupata dalle armate del giudice di Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri cadde tra le grinfie del visconte di Narbona, ma la situazione non piacque a una parte dell'oligarchia mercantile che si schierò apertamente contro il visconte a favore di un ritorno della città sotto il re di Aragona, che avvenne nel 1417 . Le furono confermati gli antichi privilegi e la propria autonomia e, come città regia, prese parte nello Stamento reale al parlamento celebrato a Cagliari da Alfonso V° nel 1421. Nella seconda metà del secolo, dopo la morte del sovrano, mentre i rapporti della città con Giovanni II° si facevano meno felici, anche l'assetto cambiò e la vecchia oligarchia mercantile fu prevaricata dall'emergente classe feudale. Dal nuovo sovrano venne posta in atto una radicale riforma dell'amministrazione che comportava una drastica riduzione dell'autonomia della città; il conflitto con Sassari geloso custode dei propri privilegi, fu inevitabile ed alcuni eminenti cittadini che avevano sostenuto la ribellione pagarono duramente. Non venne evitato, tuttavia, che la riforma dell'amministrazione venisse messa in essere e che l'autonomia fosse di tanto ridotta; nel corso del secolo la città risenti anche della mutata situazione nella quale il regno di Sardegna si trovava, l'isola infatti era oramai ridotta ad un piccolo regno di frontiera appartenente ad un impero impegnato in una lotta per la supremazia mondiale,"">>.

giovedì 16 aprile 2015

"IL RACCONTO DELLA CIVILTA' NURAGICA

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A cura del: Prof. Giuseppe Idini


    Sulle orme del grande Mario Grimaldi, Considerato che siamo Sardi, con la S maiuscola, affronterò a puntate, sintetizzandolo, il "Racconto della civiltà Nuragica" Consapevole di non dire niente che già non sapete, ma speranzoso di stimolare il vostro interesse e vostre gradite integrazioni.

     La Civiltà Nuragica si è sviluppata dall'età del bronzo fino all'età del ferro, comprendendo un periodo che va dal 1700-1600 a.C. alla definitiva conquista dell'isola da parte dei Romani 111 a.C.. Viene fatta risalire, come periodo iniziale, alla prima età del bronzo (prima fase).Il suo aspetto peculiare comprende non solo la torre nuragica con un primitivo villaggio, ma anche ceramiche con decorazione a pettine e bronzi d'uso. 

     Al bronzo medio si fa risalire la (seconda fase), è di questo periodo l'architettura elaborata e monumentale delle tombe dei giganti, prendono fisionomia i luoghi di culto denominati templi a pozzo, con cerimonie legate al culto dell'acqua. Nella (terzo fase) raggiunse il suo apogeo la navigazione Micenea, attratta verso l'isola dalle per le sue risorse minerarie. In questo periodo si registra un sensibile progresso di tutto il contesto nuragico, i nuraghi si circondano di atemurali, i villaggi si articolano in gruppi complessi di capanne, le tombe e i templi moltiplicano le loro tipologie costruttive e raffinano la tecnica edilizia inoltre si assiste a una forte corrente di importazione di oggetti metallici legati alla metallurgia dell'isola di Cipro. (Quarta fase),Nella prima età del ferro la produzione bronzistica raggiunge livelli di altissima specializzazione con la produzione di centinaia di statuette, navicelle votive e altri oggetti ornamentali. La ceramica mostra forme eleganti ed elaborate decorazioni dette geometriche. A questa fase si fa risalire anche la grande statuaria di pietra. L'ultimo periodo (quinta fase) è contemporaneo alla fondazione delle prime città Fenice, le ricerche archeologiche vanno documentando una prosecuzione della vita ai margini del mondo Punico e Romano, le caratteristiche della cultura materiale presentano molti significativi cambiamenti, come ad esempio l'uso del tornio per le ceramiche.


LA SOCIETA' NURAGICA

Come i Neolitici e i Protosardi, anche i Nuragici hanno raggiunto la regione da numerose aree del mediterraneo, soprattutto dalla penisola Iberica e dalle coste Africane. La società nuragica appare divisa in classi sociali, la maggioranza del popolo formava la plebe, costituita da pastori, agricoltori , servi pastori, artigiani e piccoli commercianti. Rsalendo la piramide sociale troviamo i sacerdoti ( di ambo i sessi), i nobili latifondisti ed i guerrieri. Al vertice della piramide stava il Re del piccolo stato e grande patriarca della tribù.. Il Re pastore nuragico è un capo assoluto con un Consiglio degli anziani e riassume in se il potere politico, militare religioso e giurisdizionale.

Il metodo costruttivo della Tholos Micenea, è simile ma non uguale a quello del Nuraghe. Nella costruzione Micenea, le pietre vengono disposte a cerchi paralleli con raggio sempre più piccolo . Man mano che la costruzione cresce in altezza, la pseudo cupola tende a collassare all'interno, per questo motivo si rende necessario accumulare sulla costruzione una notevole quantità di terra che con il suo peso contribuisce a stabilizzarla. Praticamente si crea una collina artificiale, che nasconde la struttura, ed alla costruzione si accede attraverso un corridoio ( dromos), le cui pareti laterali, avvicinandosi all'ingresso, aumentano progressivamente in altezza . In sintesi senza la terra questo tipo di costruzione non potrebbe stare in piedi. Il Nuraghe, ben visibile esternamente, si erge maestoso e generalmente senza fondamenta, perché rese superflue dalla sua stessa massa, questo dipende anche dalla natura del terreno sul quale viene edificato . L'ipotesi più comune del nome Nuraghe è “ cumulo di pietre con cavità interna” , la forma basilare è quella di un tronco di cono sormontato da un terrazzo sporgente. All'interno della camera , generalmente circolare, nelle forme più comuni ,si aprono tre nicchie. All'ingresso, nello spessore dei muri, troviamo a dx una nicchia e a sx una scala elicoidale che conduce al piano superiore o al terrazzo. Per ciascuno di questi elementi esistono numerose varietà ed eccezioni: la camera può essere ellittica , le nicchie possono essere una o due, la nicchia di guardia può essere a sx e la scala a dx, possono esserci altri collegamenti interni, ed esistono scale che partono dalle camere etc.. La copertura delle camere è generalmente a falsa cupola(Tholos), ogivale quella dei corridoi e delle scale, e può essere a piattabanda quella di altri vani.
Le porte d'ingresso prevedono l'impiego di un'architrave, poggiante su piedritti, sormontata da due pietre che non si congiungono al centro, aventi funzione di scarico del peso sui piedritti.
L'orientamento dell'ingresso va da Est ad Ovest , ma di preferenza è rivolto a Sud. La muratura è sempre di spessore notevole. Non si sa con precisione come il Nuraghe venisse eretto, certamente non si tratta solo di una muratura esterna riempita di terra , ma è certamente una massiccia struttura dove ogni pietra, ben legata ai lati ,si muove verso l'interno. Soprattutto è ignoto come venissero sollevati i ciclopici blocchi oltre il primo piano. E' certo che al momento della collocazione venissero sbozzati e adattati a quelli già sistemati, è escluso l'uso di malte e leganti.
Una costante nella varietà delle costruzioni nuragiche è la presenza del terrazzo che coronava ogni torre e la muratura di rifascio. Al Nuraghe venivano spesso aggiunte altre torri, fino a cinque variamente disposte e collegate da possenti murature, ottenendo così nuraghi bilobati , trilobati , quadrilobati e pentalobati. Tra la torre centrale e le parti aggiunte, venivano ricavati dei cortili che consentivano la comunicazione tra le varie torri. Come abbiamo detto, il numero delle torri e la disposizione dei cortili varia, contribuendo a rendere ogni Nuraghe un monumento unico. Nei Nuraghi a pianta complessa, veniva aggiunta un'ulteriore cinta esterna detta antemurale. Dei circa 8.000 Nuraghi censiti solo pochi sono stati scavati, ancora meno sono quelli nei quali lo scavo ha interessato anche l'esterno e non più di una dozzina può dirsi esplorata integralmente.
Questo suggerisce prudenza nell'esprimere ipotesi. Il problema appare ancora più serio, se si parla di strutture particolari quali i Nuraghi a corridoio, la cui caratteristica e quella di non avere copertura a Tholos, ma di essere costituiti da uno o più corridoi coperti, nicchie e passaggi comunicanti. In località impervie come la Gallura, la Tholos veniva disinvoltamente abbandonata a vantaggio dell'utilizzo di spazi e ambienti ricavati nelle cavità naturali della roccia. 
Curiosità---
Sono stati trovati: oltre 8000 nuraghi, più di 300 tombe dei giganti , circa 400 bronzetti ed ancora più di 30 templi con pozzo sacro.

Il Nuraghe più alto, Santu Antine (Torralba)mt.23-- quello più grande Su Nuraxi (Barumini) –
il più elevato Nostra Signora del Monte (Fonni) a 1,250mt..
Il Villaggio più grande (Barumini) con 200 capanne---- il più elevato Ruinas (Arzana) a 1.197 mt.
modello per frame

giovedì 9 aprile 2015

FASI DELLA DOMINAZIONE ROMANA.


ACURA DI: Mario Grimaldi





La storia della Sardegna durante l'egemonia romana può dividersi, 

a detta degli studiosi, in tre fasi:





1^ fase - Corrisponde all'Età Repubblicana (dal 238 al 38.C.) caratterizzata da una serie pressoché ininterrotta di campagne militari con cui Roma mirava a fiaccare l'indomita resistenza dei Sardi. Questo periodo vide i Sardi battersi contro i legionari romani con grande accanimento, senza esclusione di colpi;


2^ fase: detta della <Pax Romana>. Coincide con i tempi aurei dell'impero (dl 38 a.C. e sino al III° sec. d. c.), appare questya evidenziata dal sorgere di numerose opere pubbliche - soprattutto strade - che contribuirono a migliorare le condizioni dell'isola e a introdurvi la civiltà romana: in questo periodo vanno diffondendosi la lingua latina e, sia pure timidamente, la religione cristiana;



3^ fase - detta fase del declino: Parallela a all'età del Basso Impero (metà del III° sec. e fino al 455), vede l'isola precipitare in una progressiva decadenza che ne impoverisce l'economia, stremandola. Ma è anche l'epoca che vede propagarsi il Cristianesimo in forma più matura e decisiva.




I Fatti in Breve:

241 a. C.

Scacciati dai Sardi, i mercenari cartaginesi i in rivolta invocano l'intervento di Roma;


238

Campagna del Console Tiberio Sempronio Gracco


235

Campagna del Console Tito Manlio Torquato;


234

Campagna del Console Spurio Carvilio;


233

Campagna del Console Pomponio Mathone;



232

Campagna dei Consoli Publicio Malleolo e Marco Emilio;



231

Campagna del Console Pomponio Mathone contro gli Iliési;

Campagna del Console Papirio Masone contro i Corsi;


227

Con la Corsica la Sardegna forma la seconda Provincia Romana;


225

Campagna del Console Attlio Regolo;



215

Campagna del Console Tito Manlio Torquato (battaglia di Cornus);


198

Catone il Censore governa l'isola con saggezza e onestà, cacciandone via i funzionari corrotti;


179

rivolta degli Iliési e dei Balàri;


177

Campagna del Console Tiberio Sempronio Gracco: 27.000 <ribelli> cadono nella battaglia;


126

Il famoso tribune della plebe Caio Gracco governa saggiamente e alleggerisce le imposte;



111

Campagna del Console Cecilio Metello, che ottiene l'ottavo ed ultimo trionfo sui Sardi. L'isola appare domata.




IL GRANDE SCONTRO

Nel 238 a.C. dunque, ha inizio la conquista della Sardegna , e la tabella dei fatti su in breve ce ne ricorda le principali tappe: il primo particolare che colpisce è il gran numero di campagne militari intraprese dai Consoli Romani pe avere ragione degli irriducibili Sardi. Questi, evidentemente, opposero una durissima reazione , e non è difficile capire che una resistenza così accanita non poteva partire dalle sole e isolate tribù nuragiche dell'interno: doveva essere, invece, il risultato di una organizzazione abbastanza efficiente da parte di tutti i Sardi, dando la parvenza di una fortissima parevano non esistere più individualismo e frazionamento politico, ma spesso le apparenze ingannano.





    mercoledì 8 aprile 2015

    Sassari - Bunnari primo acquedotto dei sassaresi.









    A CURA DI: Mario Grimaldi



    Nella foto che ci mostra il laghetto di Bunnari - primo serbatoio dell'acquedotto ottocentesco di Sassari - l'amenità del luogo è impreziosita dalla presenza di una graziosa bimba che, in groppa ad un asinello e con un mazzolin di fiori tra le braccia, percorre le sponde del laghetto in una spensierata passeggiata tra la natura, allora, ancora incontaminata -).
    BUNNARI, località tra SASSARI e OSILO. Nella vallata tra il 1874 e il 1879, mediante l'esecuzione di una diga (26 metri di altezza) fu creato un lago artificiale della capacità di 500.000 metri cubi d'acqua destinato ad alimentare SASSARI, che fino a quel momento non disponeva di una rete idrica: (come tutti sappiamo l'approvvigionamento era affidato tutto agli acquaioli che distribuivano casa per casa l'acqua prelevata alla fonte di Rosello).
    Nella stessa località di Bunnari, a monte del primo lago, nel 1932 fu costruita una seconda diga, con la quale si formo un lago di capacità più che doppia (1.200.000 m.c.), e così fu costituito un vero e proprio sistema di alimentazione idrica per SASSARI
    I due laghetti sono oggi inseriti in un rigoglioso ambiente ricco di verde dove una foresta di roverelle la fa da padrona.