lunedì 5 ottobre 2015

NARRARE LA SARDEGNA - "La vecchia del bisso"



A cura di: Elisa Casu



                                LA VECCHIA DEL BISSO


Le dita della vecchia, lavoravano con attenta pazienza, intorno alla piccola matassa del sottile e prezioso filo di bisso di mare, i cui riflessi d’oro luccicavano quella mattina nella spiaggia dove la donna sedeva nella vecchia sedia di paglia sotto la piccola tettoia di canne. A tratti la vecchia si fermava, sollevava il capo e si perdeva nell’infinito azzurro del mare, respirandone il profumo oleoso della salsedine mista agli odori acri dei residui della pesca della notte appena trascorsa.

Poi sospirando chinava ancora il capo e con la pinzetta riprendeva il fine e filamento dorato portandone avanti la cordatura
A volte disturbata da un leggero maestrale che si divertiva a buttarle, come un ragazzaccio dispettoso, qualche granello di sabbia sull’immensità dei suoi occhi azzurri.

«Bonamanzanada, Tia Lughia» (buongiorno Lucia), la scosse una voce alle spalle

«Ohia, m’asa asciucconadu» (Mi hai spaventato).

«Ell’e pruite?» (Perché?)


Era Juanne, l’amico di tia Lughia, che abitava ormai da alcuni anni accanto alla casetta sul mare della donnina. Non si conosceva niente del suo passato, diceva di giungere dalle montagne dell’interno. Ma Il sole e il mare avevano però ben presto solcato il suo volto, rendendolo simile a quello di un vecchio pescatore. Diceva alla donna di non conoscere il mare, eppure il mare stesso li faceva ritrovare ogni giorno sulla sua riva, seduti su due vecchie panche, così insieme salutavano il sorgere del sole all’orizzonte dell’alba, e osservavano la luna che brilla nel cielo subito dopo il tramonto. 


Juanne quella mattina salutò in fretta la donna, mentre poggiava sul tavolo consumato dalla salsedine “unu canestrheddu” (cestino di giunco) colmo di fichi bianchi.


La donna rimasta nuovamente da sola depose finalmente il bisso, la lente e la pinzetta sul suo cestino da lavoro e affondò ben volentieri i suoi pochi denti sulla polpa granulosa e dolce del frutto. Mentre prendeva un altro fico, giunsero però in spiaggia una coppia di mezza età che la guardava con curiosità:


«Vosthe est sa mastra femina de su bissu» (Voi siete l’esperta del bisso di mare? )


«Eja ell’e pruite» ? (Si, perchè ?).


Nostra figlia si deve sposare e vorremmo che ricamasse un asciugamano di lino per il suo corredo da sposa.


La vecchietta, passandosi le dita tra le labbra per togliere gli ultimi granellini dei fichi, li guardò con attenzione.


“Voglio conoscere la futura sposa”, esordi.


“Ma perché? La pagheremo bene, la ragazza non sta bene, quindi siamo venuti noi” rispose quasi infastidita la donna.


“La voglio conoscere, altrimenti cercatevi un'altra tessitrice” ribadì decisa .


I due si guardarono meravigliati, come se avessero di fronte una vecchia pazza, e il marito tolse la moglie dall’imbarazzo dicendole «andiamo dai cara vorrà dire che verrà Alice da lei».


Al mattino del giorno dopo, le due donne, la vecchia e la futura sposina si ritrovarono sotto la tettoia della casa della vecchia.


La ragazza mostrava uno sguardo intimorito da cerbiatta, entrambe sedettero una di fronte all’altra, mentre il mare con il suo ondeggiare sereno faceva da sottofondo alla loro chiacchierata.


La vecchietta porse subito un telo alla ragazza, su cui brillavano dei preziosi ricami fatti con la seta d’oro del mare, si trattava di un sole, una stella e della luna.


Vedi cara, disse la vecchina questi sono simboli di eternità, così come eterno è l’amore che ti lega al tuo sposo. Prezioso è il bisso con cui li ricamo, dono del nostro amico mare, perché prezioso è il sentimento del tuo cuore verso il tuo amato. Ora scegli quali di questi simboli vuoi che io ricami sul tuo prezioso telo del corredo. E così dicendo guardo a fondo il viso della ragazza.


Alice abbassò presto lo sguardo, depose il telo nella cesta da lavoro posta sul tavolo, e silenziosa osservava il mare.


La vecchia accompagnò il suo silenzio e riprese un altro ricamo che aveva già iniziato.


Dopo alcuni attimi la ragazza sempre con lo sguardo rivolto sul mare chiese alla nonnina.


«Tu credi all’amore eterno»?


E prima che la nonnina rispondesse buttò lo sguardo incuriosito su una vecchia bottiglia con dentro una pergamena ingiallita dal sole.


«Ma nonnina, questa è tua? Chiese»


«Si cara..»


«Ma è vecchia»?


«Ahahahah avrà più o meno 70 anni. E’ la mia promessa d’amore», sospirò la donna. «Quando avevo la tua età venivo spesso qui per accompagnare la mia mamma, e insieme osservavamo due giovani pescatori che sul loro gozzetto si allontanavano dalla riva per pescare il bisso di mare. I corpi abbronzati, resi lucenti dalla salsedine del mare li rendevano ai miei occhi due divinità. Mi innamorai del più giovane, uno sguardo e un bacio rubato sotto il chiarore della luna ci unì per sempre».


«E poi? cosa accadde?» chiese entusiasta la ragazza, mostrando finalmente il rossore delle sue giovani gote.


«Accadde che non lo rividi più, partì col papà, non ci salutammo ma tra gli scogli trovai questa bottiglia con dentro un messaggio»:


“Cara Lughia cantu mannu est su mare, gai est mannu s’amore meu pro a tie. Mancari t’appo acciappare a norant’annos a tando appo a t’aisettare”.


Ah, esclamo la ragazza portandosi le mani alla bocca! (Cara Lucia, quanto grande è il mare, così lo è il mio amore per te! Dovessi aspettare fino ai tuoi 90 io ti aspetterò).


«Nonnina quanti anni hai»? Chiese la fanciulla.


«90 la prossima settimana». Rispose serena la vecchia.


In quel momento arrivò dal retro della casetta il garzone del pane, un bel giovine.


«Signora posso? Ho portato il pane», chiese educatamente il ragazzo.


«Prego entra » rispose la vecchina.


I due ragazzi s’incontrarono con gli sguardi carichi di imbarazzo, entrambi arrossirono, e si udì a malapena un ciao sibilato.


La donna capi, guardò la ragazza le sorrise e tenendole strette le mani fra le sue le disse con dolcezza «Se hai qualcosa di prezioso nel cuore ritornerai.. »


La ragazza osservava ora il ragazzo con tristezza ma con una certezza nuova nel cuore e fuggì via come una gazzella.

Il giorno del suo novantesimo compleanno la vecchia tirò fuori dall’armadio in radica bianca un prezioso scialle color argento, si guardò allo specchio mentre lo poggiava delicatamente sulle piccole spalle dolcemente ricurve. Raccolse in un morbido chignon i suoi lunghi capelli bianchi e all’imbrunire raggiunse la piccola scogliera vicino alla sua casetta, dove 70 anni fa aveva ritrovato la sua promessa d’amore che emozionata stringeva fra le mani. Il mare quella sera mostrava un po’ di agitazione, buttando fra i piedi nudi della vecchia abbondante e fresca schiuma bianca.

La donna chiuse gli occhi e inspirò profondamente, aspettò che il mare entrasse in lei, con i suoi profumi, la delicatezza e la sua impetuosità.
E mentre concentrata si perdeva nell’immensa distesa d’acqua, senti una mano rugosa cingerla alle spalle.
La donna riapri gli occhi, sorrise e disse.
«Sei arrivato finalmente, hai mantenuto la promessa».
L’uomo taceva, ma sentiva il pulsare del suo cuore in ogni parte delle sue membra.
La donna finalmente si voltò e rise, risero tanto, tutti e due perché capirono che in fin dei conti non si erano mai persi, lei e Juanne infatti si erano ritrovati già da qualche anno. Il loro amico mare li aveva fatti rincontrare dando loro appuntamento ogni giorno al mattino al saluto del sorgere del sole e alla sera per dare il benvenuto al nuovo chiarore di ogni luna, mantenendo cosi la sua dolce promessa di eternità.