sabato 23 marzo 2013

Testimonianze da Sassari


A CURA DI: Mario Grimaldi



"Nel 1934 i Majores della nuova borghesia cittadina proprio all'altezza dell'ex porta <Gurusele> o dell'ex porta di Macello, fecero costruire un cavalcavia sopra la fonte del Rosello per congiungere la Thathari Mannu all' opposta sponda della valle, chiamata Baddimanna ex territorio di Bosove, dove sorgevano le prime fondamenta di un nuovo borgo: attera Thathari. Il cavalcavia venne chiamato Ponte Rosello , naturalmente, ponte sopra il rio Eba Ciara, simbolizzato nella figura marmorea del vecchio semisdraiato sulle bocche della fonte.
Ponte detto a mensola: due tronchi separati, poggianti nel punto di congiunzione su un unico pilastro centrale: due mensole grandiose, snelle leggere, come le ali di un aeroplano. Già dai primi anni ebbe la triste fama di esser trampolino di lancio per gli aspiranti ad una morte disperata. Fu anche oggetto di molta rettorica e satira sassarese: <IL Ponte Rosello? - si chiacchierava ad opera delle malelingue dell'epoca - una costruzione non necessaria, un tendone di cemento per nascondere la fontana più bella del mondo, Ponte stupido! Ma si può credere proprio che con quella trudda (mestolo) si possa rimescolare in un abitato spennacchiato, la gente più sballata di Sassari? Non bastava il terrapieno di Viale Sicilia? > In quei tempi, infatti alle spalle di Baddimanna appariva l'embrione di una gran chiesa, casamenti un po sconclusionati e file di casette popolari che non combinavano con l'armonico ponte stile aereo transoceanico; ma subito dopo la guerra il ponte <trudda> cominciò davvero a rimescolare la gente di Sassari contradaiola con gente immigrata dai paesi circonvicini e non circonvicini, analogamente ai principi del Fara, che dettò: < le prime fondamenta dell'attera Sassari jacta fuerunt in loco funtana de Urusellu, vulgo victo, et circumvicinis oppidis adaucta est."
(23 marzo 2013 Mario Grimaldi - "C.F.R. Testimonianze da Sassari").




Possiamo completare questa "curiosità" con un altra: Negli anni di cui dicesi si verifico l'increscioso episodio che vide cadere, dalla puntad'incrocio dei due archi della fonte, la statua di San Gavino (cavaliere e martire cristiano) che sparì misteriosamente. Allora il poeta dialettale - Sassarese - Mario Aroca (alias Brotu Sarippa), trasferitosi di sua intenzione a Genova perchè riteneva la sua città non fosse più sassarese, non credette all'incidentalità della statua e con questa poesiola, carica di quella vena cionfraiola degna di un sassarese doc, recitò:
(mariogrimaldi)

COSA L'ABIA FATTU SANCTU BAINZU

A GHISSU SINDAGU DISACCUPPADU

CHI DA RUSEDDU NI L' HA IJMUZZURADDU?

E NO ABIA COS'ALTRHU PRINITA' ?

MARI NON NI FAZZIA, POBARETTU,

NEMMANI ALL'AINI NE' A LI CARRAJORI,

E FINZA DA LI TEMPI PIU' ANTIGGORI

NISCIUNU L'HA VURRUDDU ZIRRIGGA.

DABBOI SO GIUNTI L'OMMINI SAPPIENTI

E DITTU L'ANI CH'ERA ISCANDAROSU

E FEUE CHI FAZZIA RIDI LA GENTI

E TUTT'A UN ORA UN MACCU CUMPRUBOSU,

NI L'HA IJTHRAPADDU NO SI SA CUMENTI.

ADIU SANCTU BAINZU GRURIOSU."