lunedì 18 giugno 2018

IL CASTELLO ARAGONESE DI SASSARI - TRA FINZIONE E REALTA'



A cura di : Mario Grimaldi    -







Mal di Castello Aragonese

I rapporti dei Sassaresi di allora con questa meraviglia di castello non erano dei più "sereni", se pur attratti da una grande ammirazione, ne avevano una giustificata paura. Così , quando durante il periodo dell'alacre attività del tribunale dell'inquisizione, che appunto presso il Castello Aragonese aveva sede, i nostri antichi concittadini stavano ben attenti, specialmente nelle ore più tarde delle serate invernali, di transitare i lu Pianu (P.zza Castello). Perchè, dicevano i vecchi, soprattutto durante le giornate dedicate alle esecuzioni di sentenza di morte dei prigionieri condannati, gli spiriti di questi vagavano per la piazza; molta fantasia, naturalmente, ma i motivi per i quali si stava il più possibile alla larga del Castello erano altri. 

La Piazza antistante fino ai primi anni dell' ottocento non era ancora neanche livellata, irta di spuntoni di roccia e tali condizioni rendevano pericoloso il transito. Per ciò chi azzardava avventurarsi al buio doveva ben stare attento e badare dunque , oltre che alla strazio procurato dalle urla dei poveri condannati alla pena capitale, anche a dove poggiava i piedi per evitare rovinose e cadute con conseguenze traumatiche anche gravi. Senza tener conto che potevano farsi incontri poco piacevoli. Era dunque d'obbligo, per il motivo succitato, girare a largo da quell'enorme spazio giudicato pericoloso. Si sa , comunque, che quell'enorme spiazzo non era mai utilizzato quale teatro per le esecuzioni di condanna a morte e neppure per quelle che il Santo Uffizio chiamava "auto da fè" ovvero la morte sul rogo degli inquisiti ritenuti colpevoli di delitti contro la fede. Questi "auto da fè" venivano sempre infatti messi in atto, (come asseriva E. Costa), presso la Carra Manna "P.zza Tola " ritenuta allora la più transitabile e più grande di Sassari. Per cui si presume o meglio si capisce che gli Anziani sassaresi quando raccontavano queste spaventose storie, tramandate dagli ascendenti, fiorivano con un bel pò di mistero fatti che probabilmente scaturivano solo dalla loro immaginazione, e sicuramente, anche, con lo scopo di suscitare un pò di timore specialmente dei bimbi auditori delle loro "terribili" storie.
Forse il più grave errore urbanistico della città si è consumato in quella incomprensibile demolizione a seguito della quale , secondo E. Costa la popolazione sassarese ebbe l'impressione che: " le avessero strappato dal cuore le più care memorie" quando il vuoto di Piazza Cavallino sostituì l'incombente mole del Castello e il verde Square invase la residua area del Pianu di casteddu.

In tempi meno remoti, probabilmente il Castello era abitato da grossi funzionari regionali e comunali che ne avevano ricavato uffici di prestigio e che, forse ( così ci viene da immaginare), utilizzavano i saloni quale palcoscenico di importanti riunioni o sfarzose feste invitati delle quali i notabili cittadini, ed è così, che il mio amico Capitano (Giuseppe Idile) nella simulazione nell'immagine sottostante, ha voluto descrivere l’arrivo a palazzo di nobili uomini e dame dalla strepitosa eleganza che accompagnati, da "pittoreschi" valletti, si facevano guidare verso la sala del ricevimento.
Ma al di là di queste deboli (in quanto non confortate dai cronisti dell'epoca, ma solo da qualcosa di sentito dire dai vecchi) considerazioni, corre l’obbligo di dover provare a descrivere molto brevemente come si doveva svolgere, in tempi più lontani, la vita a castello quando occupato da reggenti del governo e i suoi fedelissimi. 
Certamente la vita dei nobili divenne, allora, un meccanismo spietato dominato dall’etichetta (cioè dalle rigide prescrizioni del cerimoniale) capace di stritolare individui e patrimoni: tutto si svolgeva attorno al protagonista assoluto che era, ovviamente, il più potente dei potenti. La vita della nobile comunità (non molti fortunati, però, venivano ammessi alle stanze) trascorreva nei tentativi disperati di mettersi in luce e magari entrare nelle grazie del sommo Signore.
Così si svolgeva la vita, tra molto lusso ma poche comodità: Il Castello (come tutti i Castelli) era sicuramente sfarzoso ma non confortevole. D’Inverno i corridoi e le stanze erano attraversati da correnti d’aria gelida e le strutture igieniche erano scarse, come pure era poco curata la igiene personale.