domenica 13 luglio 2014

LIBEROS DE CABALLO


A cura di :   Mario Grimaldi
(Una piccola curiosità estiva dedicata alla nostra storia) -
" LIBEROS DE CABALLO". durante il governo dei giudici avevano il compito di rispondere all'eventuale chiamata alle armi del giudice stesso per soccorrerlo in caso di guerra o semplicemente, anche e solo per partecipare alle parate militari. Concorrevano alla costituzione della < chita del berruta >, una sorta di polizia che operava nell'ambito della curatoria agli ordini del curatore.

Godevano di privilegi di carattere fiscale e a partire dal secolo Tredicesimo appaiono anche in possesso di notevoli patrimoni fondiari. Le origini storiche di questa milizia si perdono nella notte dei tempi: probabilmente erano gli eredi diretti della organizzazione che i nostri antenati isolani si erano data in periodo bizantino (exsercitus Sardiniae) e che si era conservata successivamente.
Socialmente appartenevano alla classe di majorales: li troviamo prevalentemente stanziati nei villaggi, nel cui contesto si distinguono rispetto agli altri abitanti anche per la consistenza del loro patrimonio. Con l'avvento degli Aragonesi continuano ad esistere e a esercitare i loro obblighi militari a favore del Re. Nel corso del sec. XIV, sovente non furono rispettati, dai feudataari con i quali si trovarono spesso in conflitto, i loro privilegi".



Commenta inoltre    Marcello Atzena 




Si Mario, questa è una parentesi di storia che non è trattata dai più, hai fatto bene ad introdurre questo argomento interessantissimo, giustamente, parlando dei miliziani a cavallo, descritti veramente in maniera egregia e dettagliata nel loro profilo e nelle loro funzioni, hai rivolto un accenno alla loro appartenenza alla classe dei mayorles*. <<Ebbene costoro erano dei Nobili Giudicali: con questo termine * nei documenti del periodo giudicale venivano indicati i membri dell'aristocrazia che ruotavano attorno alla famiglia giudicale e al Giudice (Liberos Majorales). Presumibilmente si tratta dei membri delle famiglie dei latifondisti, di quella categoria di persone, cioè, da cui deriva la stessa famiglia giudicale, certo è che essi erano molto legati al signore dal quale si trovavano ,quasi sempre coinvolti nell'amministrazione del giudicato. Poichè nati nel clan ristretto di quelle famiglie, veniva loro riconosciuta, senza la necessità di formali e specifiche concessioni la loro condizione. Ad essi era riconosciuto pubblicamente il di tolo di "donnu" ed a loro appannaggio era il pegugiare(patrimonio immobiliare privato), su queste grandi proprietà vivevano, in genere, i servi di cui i majorales potevano disporre senza alcun limite. 






Avevano un rapporto di supremazia anche nei confronti degli appartenenti alle altre classi sociali, conducevano una vita posta al riparo delle difficoltà dei tempi dalle loro rendite procurate dai cespiti che possedevano; quando non erano impegnati dalle incombenze di amministrazione giudicale, verso le quali il signore li aveva destinati, dedicavano il loro tempo libero nelle grandi cacce. Manifestavano una inquieta religiosità preoccupandosi quasi solo di creare la giusta osmosi tra il loro nome e le favolose donazioni a favore degli ordini religiosi; però accadeva spesso che i loro grandi patrimoni si volatilizzassero nell'arco di qualche generazione, infatti non era raro trovare vicini ai mayorales ricchi anche quelli poveri (donnos paperos). 




In seguito la loro posizione politica, nel contesto della società giudicale, conobbe la crisi a partire dal XXII secolo, vuoi perchè si stabilirono nell'isola alcuni grandi esponenti di potentissime famiglie pisane, genovesi e catalane che cucirono stretti rapporti con il giudice infrangendo di fatto il monopolio che i mayorales avevano con esso. vuoi perchè il progressivo affrancamento dei servi minò le basi del loro potere economico>....-.


La pennichella pomeridiana Sassarese

A cura di Mario Grimaldi.






Anche nella Sassari di allora era consuetudine: