mercoledì 13 agosto 2014

Mestiere antico quanto l'umanità... antico e globale. "LA LEVATRICE"

A CURA DI: Mario Grimaldi

Non mi piace più ·  · Interrompi notifiche ·Condividi

Ogni Piazza, ogni Via, Ogni Vicolo ci accompagnano nel percorso della storia.





A CURA DI: Mario Grimaldi


Era Festa: "mezzaosthu"



 A CURA DI: Mario Grimaldi

COME TRASCORREVAMO IL FERRAGOSTO? 


Da studentelli non ancora abbastanza grandi per l’esser affrancati dal controllo assillante dei genitori, ma abbastanza cresciuti per assumere decisioni responsabili sul da farsi, in genere ci si organizzava in comitiva (mista) per deliziarci di una giornata al mare: naturalmente Platamona poichè le risorse economiche non erano sufficientemente congrue da poterci permettere spostamenti diversi. Allora la strada che conduceva ad
“Abba Currente” era solo quella stessa che si doveva percorrere per arrivare a Porto Torres, per esser più chiari non esisteva ancora la Buddi Buddi (orrenda denominazione all’insegna della “zerraggagine”). < La strada per Porto Torres era, dunque, in quei giorni, trafficata da automobili e da moto; naturalmente noi la percorrevamo col Vespino o la Lambretta, qualcuno dei più grandicelli col Gilerino o il Guzzino piuttosto che col MOTOBI, ma a a volte anche il CIAO - che naturalmente, a dispetto delle più elementari norme del codice della strada, per l’occasione diventava “biposto”. Un odore di benzina, di nafta si mescolava all’olezzo degli orti, alle folate grasse e dense che dalle serre giungevano sino alla C. Felice. I nostri eroi con la camicia piena di vento, la catenina tra i denti e il ciuffo che per qualche attimo a volte appannava la vista, correvano a testa bassa, risalendo le gobbe del serpente sul ciglio della strada, approfittando di un vuoto, di un sorpasso. La prima lista di mare era già in vista, oltre le terre asciutte e calde di Ottava, oltre le ultime vigne che si spingevano quasi fino alla sabbiosa marina.indiscutibilmente, se la parte del sedile posteriore, come quasi sempre accadeva, era occupata da una bella ragazza,poteva percepirsi l’orgoglio che questa provava per quel ragazzo spavaldo e sicuro; mentre lo stringeva alla vita gli parlava con la bocca contro le pieghe della camicia gonfiate dal vento, lo chiamava per nome, lo mordeva ogni tanto. La strada scorreva ora lungo lo stagno dalle acque verdastre, incorniciato da lunghe canne che salivano dai bordi, grossi alberi si vedevano sull’altra sponda, capanne di frasca, auto in sosta con tende e ombrelloni, qualche casetta in muratura e tantissima gente pareva annunciasse la spiaggia oramai vicina.Sui pini molto alti, mosse dal vento, garrivano le bandiere di Sassari; La rotonda era quasi invisibile poiché coperta era la vista dai pullman, dagli enormi alberi che restringevano la strada. Neanche il mare si poteva vedere ancora, però poteva già respirarsi l’aria più fresca che portava sul viso il profumo salmastro della spiaggia.Ed ecco che, finalmente “posteggiate” le moto tra le dune, si poteva godere del mare che appariva come una coperta stinta, increspata di rammendi all’orlo delle secche, si sfrangiava sulla sabbia nera della battigia dove un millepiedi frenetico si muoveva in tutti i sensi tra ombrelloni colorati, tende improvvisate, specie di capannoni inventati, baracchette di stuoie circondate da cataste incredibili di cassette contenenti bottiglie di birra Peroni, spuma e gazzosa USAI. Pronti per una nuova celebrazione del ferragosto sassarese, pronti, ognuno di noi per una nuova storia, chi sa forse quasi dimenticata... oppure no!