venerdì 25 agosto 2017

Piroscafo città di Sassari - sono le ore 11,20. Un forte boato..............



Il relitto del “Città di Sassari” si trova su un fondale sabbioso, ad una profondità di circa 30 metri, in posizione 44°06’35” latitudine Nord e 8°15’26” longitudine Est, tra Ceriale e Borghetto S.S..

Piroscafo a due eliche, 2167 tonnellate di stazza lorda, costruito dalla Società Bacini Riva Trigoso nel 1910, con dimensioni di stazza 83 x 4 x 7; scafo in acciaio, due ponti, tre ordini di bagli, sette paratie stagne con doppiofondo parziale. L'apparato motore (da 2768 cavalli) con due macchine gemelle a triplice espansione, sei cilindri, quattro caldaie cilindriche monofronti e dodici forni, consentiva una velocità di navigazione di 15 nodi.


All'inizio del 1915, quando l'Italia era ancora neutrale, il “Città di Sassari” fu protagonista di un episodio assai frequente all'epoca per le navi dei paesi non belligeranti: come 'postale' per le Ferrovie dello Stato serviva nel tratto Civitavecchia-Golfo Aranci quando venne fermato dal CT “La Hire” francese che, dopo ispezione a bordo, catturò 30 passeggeri tedeschi, come risulta dall'estratto del giornale di bordo del 1° gennaio 1915:“Alle 22:45 avvistato piroscafo che con un colpo di cannone a salve intima di fermare le macchine. Ammainata una lancia con un ufficiale e sei persone chiedono il permesso di salire a bordo. Visto che tra i passeggeri c'erano 30 tedeschi l'ufficiale ci impose di consegnarglieli, considerandoli prigionieri di guerra. Alle ore 03:00 terminato il trasbordo dei passeggeri catturati, l'ufficiale francese ci ha lasciato liberi di continuare la nostra rotta”.
Lo stesso mese il giornale savonese “Il Letimbro”, il 30 gennaio 1915 dedica alla “Città di Sassari” questo articoletto, intitolato “La brillante manovra del Città di Sassari a Civitavecchia - Il 28 gennaio 1915 a Civitavecchia vi era una terribile mareggiata per fortunale di libeccio che aveva arrecato gravissimi danni. Il postale della Sardegna 'Città di Sassari', comandato dall'intrepido cavaliere Repetto, nostro concittadino, sorpreso nelle vicinanze di quel porto dal fortunale, ha resistito superbamente alla violenza delle onde ed è giunto in perfetto orario tra gli applausi di quanti assistevano trepidanti all'arrivo emozionante”.

All'entrata in guerra dell'Italia la nave venne requisita, armata con 2 cannoni da 120, un cannone da 57 e 2 antiaereo da 76 e destinata a Taranto. Era al comando l'allora Capitano di Fregata Accame di Loano, che presiedette ai lavori di montaggio e revisione generale; il 27 gennaio 1916 ricevette istruzioni per dirigere su Valona “alle dipendenze della terza divisione per l'esodo delle truppe serbe da Durazzo”. 

In questa sua prima missione trasportò da Durazzo a Valona 550 soldati serbi; il 6 febbraio 1916, insieme all'incrociatore “Agordat”, scortò un grosso convoglio in partenza dal porto di Durazzo composto da tre navi francesi e cinque navi italiane con complessivamente diecimila uomini tra soldati e profughi serbi. Il 25 febbraio, nonostante imperversasse un tempo orribile, scortò insieme a molte altre unità, i piroscafi che trasportavano i soldati italiani sgombrati da Durazzo. Secondo il Manfroni fu una delle più belle operazioni logistiche di tutta la guerra. Il 'Città di Sassari' sparò più volte per impedire al nemico di occupare quote strategiche e interdirgli il passaggio lungo la strada di Tirana; poi, fino alla fine di aprile 1916, rimase in missione nel tratto Brindisi-Valona. Nella prima metà di maggio fu alla fonda per manutenzione a Brindisi dove dovette contrastare numerosi attacchi aerei nemici e poi di scorta ai drifters nel Canale d'Otranto col CT “Fauch”. Per tutto il restante 1916 fece da scorta alle navi trasportanti nostre truppe dal fronte nordafricano, con soste a Tobruck . .

Nel 1917 è a La Spezia, sempre utilizzata come scorta ai convogli; Il 1° dicembre 1917, alle ore 4:00 del mattino, al comando del Capitano di Corvetta Guido del Greco partì da Villefrance scortando un convoglio formato dai piroscafi “Polinesia” (italiano), e “Norden” e “Villa de Soler” (spagnoli); giunti all'altezza di Ceriale, alle ore 11:20 la vedetta avvistò un periscopio “di prora a dritta”e poco dopo si vide partire un siluro diretto contro la nave ad una distanza inferiore ai 200 metri; nel suo rapporto sull'affondamento il capitano Del Greco descrive quei momenti:

“...... Ho subito dato ordine al timoniere di servizio, sottonocchiere Pardini, di mettere il timone a dritta e pur sapendo che ciò mi allontanava dalla costa volevo, oltre a diminuire l'incidenza del primo siluro, premunirmi per il secondo lancio o, nel caso di mancato scoppio, cercare di investire il sommergibile se fosse riapparso col periscopio. Questo non emerse che per il lancio e per così breve istante che non fu possibile sparargli contro. Avvenuta l'esplosione in corrispondenza della plancia ho dato immediatamente ordine di mettere il timone tutto a sinistra …... ma la nave ubbidiva poco al timone perchè la poppa cominciava ad emergere. ….. Detti ordine col telegrafo e a voce fi fermare la macchina e di abbandonare i locali. Siccome l'affondamento avveniva rapidamente …. dedussi che il siluro doveva aver colpito in corrispondenza della carbonaia delle caldaie di prora, demolendo così la paratia divisionale dei due maggior compartimenti della nave. Furono calate a mare le imbarcazioni e le zattere di salvataggio e i 170 membri dell'equipaggio vi presero ordinatamente posto. Io rimasi solo sulla plancia, desiderando mantenere il mio posto sino a che l'acqua non mi avesse raggiunto. La nave, dopo circa tre minuti dall'esplosione si sommerse con la prora, l'acqua contemporaneamente raggiunse la coperta a dritta e a sinistra. Mi sono trovato così in mare assistendo al completo affondamento della nave che è rimasta con gli alberi fuori”

Il comandante fu poi recuperato da una lancia che aveva raccolto poco prima il comandante in seconda. Il CT “Granatiere” raccolse 160 superstiti che furono condotti e accasermati a Savona mentre 8 naufraghi avevano già preso terra a Borghetto; il capitano medico Giulio Garetti, chhe aveva voluto cooperare al mantenimento dell'ordine a bordo, finì travolto dal gorgo di poppa e morì dopo essere stato raccolto in mare privo di sensi. Rimasero quasi sicuramente vittime dell'esplosione stessa il fuochista Arnaldi Antonio e gli allievi fuochisti Cannatiello Salvatore e Garofalo Domenico, in servizio alle caldaie di prora al momento dello scoppio. 

L'artiglieria PR di Loano vide alle 12:46 emergere la torretta di un sommergibile e aprì il fuoco ma il sottomarino fece una rapida manovra di immersione e scomparve.

Su questo relitto furono tentati vari recuperi. Su “La Stampa” di Torino dell'8 agosto 1937 si legge:

“Nuovo tentativo di recupero di un piroscafo silurato. Circa dieci anni fa una Compagnia di recuperi livornese la vorò per qualche tempo a turare le falle del piroscafo per tirarlo a galla, con scarsi risultati. Ora una compagnia genovese sta tentando nuovamente il recupero riducendo la nave in pezzi per usufruire del materiale utilizzabile”.

Anche su “Il Messaggero” del 14 giugno 1938 si legge: “Una ditta di recuperi ha ripescato la campana di bordo, del piroscafo 'Città di Sassari', che è stata donata al Santuario della Mercede, santuario che commemora i caduti di guerra”. 

Anche la ditta Virgilio Lertora di Loano iniziò il 5 agosto 1955 il recupero del relitto ma lo sospese il 15 dicembre dello stesso anno.











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