venerdì 26 settembre 2014

"LU SIDDADDU" e "LU TRISORU"

A CURA DI  Mario Grimaldi










"Gli antichi Sassaresi di modesta estrazione sociale, ma anche se in percentuale minore anche altri, dissertavano all'occasione, oltre che sulle comari credulone e magliaie(fattucchiere) sulle diverse categorie di pindacci, sui siddaddi e sui vari geni malefici, compreso quello super potente chiamato "LU TRAIGOGGIU"-
I "Pindacci" (da non confondere con quelli che dispensano sfortuna poichè erano, invece chiamati Iettatori) frequentavano le antiche cantine tetre e umide, ricavate sulla roccia calcarea sotto le case, e dove venivano conservati, olio, vino formaggi etc. - "Lu Pindacciu" aveva la testa coperta da sette berretti di color rosso smaglinate ,in quelle cantine aspettava che qualche giovane coraggioso tentasse di rubargli almeno uno di quei sette copricapi, se l'impresa riusciva l'eroe si sarebbe trovato in possesso di un immenso tesoro."


Di seguito un sonetto di Ziu Cesaru (CESARINO MASTINO) ci ricorda "LU SIDDADDU":

GIASIA (Nonna) già li sabbia tutti li tani
e li chintini undi era lu siddaddu:
Di notti, mi dizzia, s'ivvoltha /si trasforma) a cani
pa tintà lu trisoru suttarraddu,
E si no bè affusthifigaddu (fortificato)
cu li midagli e li iscuppurari
appena ti sirrieggia (ti vede) hai vinnannaddu.
Ca l'ha futtiddu bé è Zuniari,
Chissù chi vendi li sciscii(copricapi) a li menghi (ignoranti):
L'ha ischubiaddu(scoperto) la tana, e a l'orazioni
S'ha pienu un saccu mannu di marenghi,
Anéddi e braciaretti d'oru antiggu;
E abà già ni pussèdi di mirioni,
Parazzi e tanchi siminaddi a triggu! -
Pobara giàia, cant'era innuzenti !
No abìa cumpresu chi ghissu mazzoni
abìa fattu dinà futtendi crienti!!!!




Frigianu Porto (storia periferica)






A CURA DI Amira Maggio



Castelsardo, visto dall'antico Porto Frigiano o di Frigiano, di cui sull'altipiano appaiono le rovine. La torre, avamposto del porticciolo faceva parte del sistema delle torri costiere eretto sotto Filippo II di Spagna. In molti documenti medioevali, non molto chiari, indicanti le battaglie navali tra i saraceni delle Baleari e i sardo-franco-corsi , il porto viene chiamato erroneamente Ampurias. Il porto d' Ampurias era situato alle foci del Coghinas in Loc. San Pietro a Mare. Il Condake di Santa Maria di Thergu narrante l'approdo del legato pontificio per la consacrazione della chiesa, riporta: <fesit terra in Ampurias, in sa fogue de Coghinas> . Ampurias fu sede vescovile, fin dall' undicesimo secolo. Nell'anno della consacrazione della chiesa di S.Maria di Tergu (1116) il vescovo di Ampurias si chiamava Nicolò. Questa diocesi di Amp. confinava con quella di Phausania o di Civita, e con quella di Ottana e naturalmente con quella di Torres.
La sede episcopale di S. Pietro a Mare o cattedrale passò all'epoca dei Doria a Castelsardo sotto il nome di Ampurias.

Barracelli.






A cura di: Vicari Salvatore




























I Barracelli a cura di Mario Grimaldi


Sassari Aragonese (cenni storici "La Charta De Logu).






A Cura di Mario Grimaldi

Nel 1369 Mariano d’arborea innalzò ancora una volta il vessillo dell’indipendenza sarda. Attacco SASSARI e la occupò. Vi rimase fino al 1371, come restauratore del regime dei Giudici. Gli storici riferiscono timidamente che in quegli anni Mariano, consultati gli STATUTI SASSARESI, compilò la “Charta De Logu” o Codice di leggi aderenti al “modus vivendi” sardo. Il re di Aragona non ricorse alla guerra: Diplomaticamente concesse a Mariano privilegi speciali e il diritto di governare il Giudicato di Arborea come un viceré isolandolo negli stretti confini del campidano oristanese. A SASSARI, espulsi sos sardos, la popolazione cominciò a trasformarsi in una società nuova sotto la pressione dell’organismo politico degli stamenti: militare, reale, ecclesiastico. Alta società: i nobili e i ricchi rappresentavano lo stato militare, i membri del Consiglio e i funzionari del Comune, i professionisti, lo stato reale; il Clero secolare e regolare, lo stato ecclesiastico. Alta società sotto l’egida del Governatore - Riformatore, munito del potere assoluto militare e giudiziario, con la su Corte e Guardia del Corpo. Emblema: IL CASTELLO. Il popolo, composto da famiglie di agricoltori e artigiani più o meno benestanti e da famiglie di Giorgi senza arte ne parte, ondeggianti tra la miseria e povertà, rappresentava la società bassa, che o per opportunismo o malcelata ambizione si atteggiava ad alta società con i Gremi o con le confraternite, respingendo in qualche modo i “Giorgi” o la bassa forza al livello dei “sottogremi” e delle “sottoconfraternite”. Così nella cityta alta il Castello, lo stamento militare; a metà della “gran via” (Platha) , lo stamento reale, e il Duomo e le altre chiese, lo stamento ecclesiastico; nella città bassa: il Rosello e quattrocento fontane con Re Giorgio e la Corte dei Gremi, sottogremi, le confraternite e sottoconfraternite. 





Le Vignate


CURIOSITA' NELLE CONSUETUDINI DI SASSARI DI ALLORA: 




A cura Di   Mario Grimaldi

"Come scrisse Renato Pintus, approfittando del'occasione della vendemmia Tutta Sassari era in campagna nell'ottobre e dall'una all'altra vigna a far visita vicendevolmente, si facevano pranzi o merende comuni, si dividevano con piacere gli incomodi, si ricevevano gli amici degli amici, si viveva una vita tutta nuova, tutta sassarese, un attività, forse così intensa che non si esplicava in altre città agricole, forse perchè nessuna aveva le campagne così vicine all'abitato come le nostre". 

Molto spesso le belle comitive <greffe> si recavano in campagna sull'imbrunire del sabato, con torce a vento o palloncini luminosi e la nottata costituiva la parte migliore del divertimento. Non si deve credere che la comodità delle abitazioni costituisse attrattiva da lusingare le allegre brigate col miraggio di confortanti riposi: tutt'altro!
Si sapeva bene che ogni comodità mancava, eppure ogni disagio si affrontava con noncuranza, anzi con allegria, con quel buonumore caratteristico da cui scaturiva l'arguzia, la risata schietta della persona felice.


Talvolta poche stanze a pian terreno, in parte occupate dal tino, dal torchio e da altri attrezzi agricoli, erano l'unico rifugio dei festeggianti. Ivi si deponevano i soprabiti, i mantelli, le borsette da viaggio, i cappellini: fuorchè a guardarobe questi ambienti rustici non servivano ad altro. 


Il teatro del divertimento era il patio <piazzale> dinnanzi alla casa dove ci si rifocillava, si ballava, ci si imparavano giochi di società e si accendevano infine i fanosi falò (FUGGARONI) per giostrarvi attorno in una sorta di ballo tondo (da non confondere col ballo sardo). 

A QUEL TEMPO UNQUE RISALGONO LE "vignate sassaresi"?
Se le origini si devono all'impianto delle vigne, certo è che le vignate nacquero con Sassari.