venerdì 11 luglio 2014

La ziddai

Sassari Storia Redazione 11 luglio 2014

La Ziddai

La Città così i cittadini chiamavano l'antico Palazzo di Città.

Attualmente l'edificio nel cuore del centro storico di Sassari è noto a tutti perchè ospita il Teatro Civico, ma per secoli, prima che il municipio venisse trasferito presso il Palazzo Ducale, è stato la sede della prima magistratura civica e in ancora in tempi più remoti sede di riunioni di capi famiglia e di anziani che si riunivano nel grande cortile (dove proprio ora trova spazio il teatro) per assumere importanti decisioni di carattere collettivo, mentre le udienze pubbliche dei podestà si tenevano nella chiesa di Santa Caterina ubicata allora in Piazza Azuni.

    Ma come era questo antico palazzo di Città prima che assumesse l'attuale aspetto? Enrico Costa facendosi coadiuvare dalla sua fantasia lo rappresenta così come da disegni sotto postati. Si notano nelle immagini sottostanti anche dettagli minori nell'illustrare la vita e le consuetudini dei suoi concittadini.

     Addirittura raffigura mezzi e momenti di tortura, le catene , fissate negli angoli del palazzo, per tenere legati i prigionieri e.addirittura, anche una gabbia di ferro per esporre i malfattori..
 
    Un altro dettaglio interessante è rappresentato sul lato del Palazzo (praticamente su quella che oggi è Via Sebastiano Satta) da quel porticato che serviva per la vendita quotidiana del pane fresco, per cui, infatti, quella Via era chiamata "Via Del Pane" La loggia allora era sotto le arcate, si notano gli archi del portico che erano il modulo dei portici che listavano tutta la platha de cothina come si chiama l'attuale Corso V. Emanuele.



Herculis Insula



 A cura di :  Mario Grimaldi

     E' un isola montuosa e granitica, la più grande di quelle prospicienti la Sardegna settentrionale, chiude a ovest il golfo omonimo (o di Porto Torres). 
   Come testimoniano i ruderi di epoca romana, già da allora era abitata. Nel basso Medioevo si spopolò a causa delle incursioni degli Arabi e spesso fu teatro di episodi bellici, come quando nel 936 nelle sue acque si scontrarono una flotta saracena e una genovese.  
   In età giudicale fu compresa nella curatoria della Nurra e continuò a rimanere semi deserta fino alla metà del secolo dodicesimo, quando fu concessa, dal Giudice di Torres, ai Camaldolesi, che vi stabilirono l'eremo di Sant'Andrea. 
   Da allora la comunità divenne centro di attrazione per molte famiglie e così il popolamento dell'isola pare inizio ad esser incrementato, infatti intorno all'eremo sorsero alcuni altri piccoli centri in prossimità di Cala Reale.
   In seguito, una volta estinta la famiglia giudicale, i Doria la inclusero nel loro stato e vi fecero costruire una torre di guardia; abbandonata dai Camaldolesi, iniziò ad esser meta di pescatori che vi esercitavano la proficua pesca delle sardine.
   Nel 1325, a seguito della conquista aragonese, fu sottratta ai Doria ribelli e nel 1328 concessa in feudo a Gallardo di Mauleon, al quale però fu tolta nel 1331 per essere concessa alla città di Sassari come territorio di pascolo e di caccia.




LE MOGLI DELL' UOMO

A cura di  :   Mario Grimaldi



( Parentesi storica estiva dedicata alle nostre donne)


NEGLI ANNI 50 LE NUOVE GENERAZIONI TORNANO A ESSERE
"LE MOGLI DELL' UOMO": UN CORPO DESIDERATO E UNO SPIRITO
ORAMAI PLACATO E LONTANO DAGLI ORRORI E LE SOFFERENZE DELLA GUERRA DA POCO CESSATA. 
"Abbiamo già scritto, come raccontatoci dai nostri nonni, del ruolo delle donne durante l'ultimo conflitto mondiale; attive, stoiche, coraggiose e determinanti, il tutto senza mai abbandonare quello che per loro era il compito più importante: continuare ad essere madri.
Con l'uscita dalla guerra anche Sassari, come in tutto il resto del Paese, tornò ad esser bigotta. Le gonne, che si erano accorciate, si allungarono fino al polpaccio. Le madri invitavano le giovani a disertare gli sfrenati balli americani e a dedicarsi all'assistenza dei loro familiari, dei senzatetto, dei bambini e degli sfollati. Man mano che gli uomini rientravano dal fronte, le operaie e le impiegate venivano licenziate. Sulle riviste tornarono i consigli alla remissività e alla dolcezza. < Dovrai essere molto arrendevole, non dovrai imporre la tua volontà, dovrai far vedere che hai fatto progressi nel tenere la casa> si leggeva nel 1946 su una rivista femminile del 1946 (NOI DONNE il nuovo giornale femminile dei partiti comunista e socialista).
Con il ritorno alla normalità l'orizzonte che si era aperto si richiuse. Ci vollero però molti anni, un intera generazione, perché le donne a livello di massa, assaporassero ancora una volta il gusto dell'autonomia"