lunedì 29 giugno 2015

PRENDO LA NAVE E VADO IN CONTINENTE......

E' domenica. Oggi andiamo a comprare le paste. Inoltre arriva lo zio da Torino. Si è imbarcato da Genova e la nave arriva Stamattina a Porto Torres. Non è necessario andarlo a prendere in quanto ha la sua auto. Una Appia nuova fiammante. Chissà cantu è bedda. Ormai siamo troppo avanti. Pensate che c'è una grande GRU in porto, in grado di caricare e scaricare le macchine dalla nave. Aspettiamolo. Appena arriva prendiamo il caffè tutti assieme. Intanto...






Viale Italia Anni 60

A cura di Mario Grimaldi - 


Uno dei problemi emergenti dei primi del secolo scorso in Sardegna è stato quello relativo allo sviluppo delle città e delle aree urbane.

L'interesse degli studiosi e dei politici era rivolto prevalentemente alle zone interne, al sottosviluppo delle aree rurali e all'arretratezza dell'agricoltura e della pastorizia, visti come importanti fattori di quella generale situazione di disagio economico-sociale che caratterizza storicamente la cosiddetta questione sarda e che, ancor oggi, affligge l'isola. 

In città come SASSARI (e Cagliari) si sono manifestati e si manifestano ancora dei fenomeni negativi che sono tipici dei grandi centri urbani: uno sviluppo edilizio disordinato, prodotto di una incontrollata speculazione e della mancanza di piani urbanistici più razionali; un aumento sempre più progressivo del traffico con pesanti conseguenze anche di ordine ecologico; un accelerato DEGRADO DEI CENTRI STORICI, sempre più invisibili e in abbandono; un continuo peggioramento della qualità della vita, soprattutto per le crescenti difficoltà nell'uso degli apparati amministrativi; una progressiva diffusione della criminalità e della droga, ma anche della povertà, della disoccupazione, del malessere sociale. La Causa? mah!

Arrivarono le automobili e questi poveri cavalli sempre più terrorizzati alla loro vista, cercavano ugualmente di fare da bravi e obbedire agli ordini del vettore in cassetta. Pena una frustatina .... Si sono abituati al traffico, quando ormai non c'era più bisogno di loro. Nella foto dei nostri archivi, è raffigurata una Viale Italia poco trafficata ma con molte auto e una carrozza.










mercoledì 10 giugno 2015

THATHARI E THATHARESI


0RIGINI: (qualche notizia)FIN DALLA “CORTE” ADIACENTE ALLA SORGENTE DELLE CONCE.

“Qui era sorto intorno al 1130 il palazzo del Re, la sede de sa corte, su Kitarone, sede del tribunale del re e de sa Kita de bujakesos, un complesso edilizio forse posticcio ma certamente molto vasto, con magazzini per il deposito di merci, con vasti cortili per buoi e cavalli, per carri e carraioli. Vi erano molti servi e serveTanti si accasarono tutt’intorno, tra Santa Maria e la valletta dell’ Eba Ciara ai confini di Bosove o in casupole primitive o in caverne scavate nei fianchi della valle del Rosello (molte ancora visibili). Era tutto un mondo di acquaioli insomati e di donne senza velo e Mariano Giudice e Re governava in mezzo a loro - subra a un carru -, come su un trono da carraiolo. In dimensione corporale , a tutta quella gente doveva apparire parco e sobrio come un cistercense, grasso e dignitoso come un abate. 
Nei momenti d’ira forse sembrava matto o ubriaco e nei momenti di quiete uno sciocco, condizionato dalla magia delle donne. Un vero EGUARDERI grasso che nessun cavallo regale e non regale poteva portare in groppa. Di fatto era come un patriarca biblico per la energia nel comandare e nell’agire, per la fedeltà al regno, alla famiglia e ai giuramenti, col cuore che non dormiva mai e con gli occhi aperti su TORRES e pisani, su Ardara e abati, su ville e vescovi. SASSARI nacque allora tra il 1073 e il 1110, in logu qui piaquiat al Giudice Eguardieri. I primi documenti che indicano il nome ufficiale del borgo - dicono gli storici - portano la data del 1131 e del 1135. Il pimo con data 1131, rilevato dal condake di San Pietro in Silki, cita un cero JORDI DE SASSARO. servo di BOSOVE, un po ladro e un po disertore; il secondo documento uff. datato1135. rilevato da un incartamento dell’Arcivescovo di Pisa Uberto, cita la < PLEBANIA SANCTI NICOLAI DE THATHARI > come chiesa più o meno dipendente o protetta dai Pisani. 
Sulla condizione servile di Jordi (GIORGIO) il Tola commentò: - Chissà cosa penseranno i miei concittadini quando sapranno che il loro progenitore era un servo! - Sul nome Sassaro o Saxaro, Thathari o Tattari, i dotti e gli indotti si sbizzarrirono fino all’inverosimile nella ricerca dell’etimo per poter attribuire alla città un origine antichissima quasi mitica. Il costa ancora scrisse: < Il nome antichissimo della città, certo imposto dai Pisani e Genovesi era Sassaro, chiamato ancor oggi dai sardi in generale Tatari, Zazzeri dai cagliaritani, Sassari dai sassaresi, Sacer e Saceri dagli aragonesi e dagli spagnoli >. Troppo semplice. Possibile che il volgo, dopo aver applicato al giudice Mariano il soprannome di eguardieri, non abbia dato un nome significativo, alla sarda , al logu qui li piaquiat?. Piaceva anche all’Arcivescovo di Torres, che aveva fatto costruire una casa di riposo a due passi dalla chiesa di S. Nicola e a due passi da Sa Corte. La villa o monastero di S. Pietro ebbe il nome specifico di Sirqui, Silqui, Siliqui, cioè Logu delle ghiande o delle querce ghiandifere. Il logu dell’ opera di S. Maria di Pisa o del lazzaretto di San Leonardo ebbe il nome di Bosove, cioé logu di buoi e di pecore. La Gran gobba calcarea sassarese ebbe il nome di Escala de Clocha, cioè salita a chiocciola. Pefgino la l’abbazia della SS. Trinità di Codrongianus ebbe il nome di Saccargia, cioè abbazia della vacca prosperosa, della biblica vacca grassa. Possibile dunque che il popolo abituato allora a dare nomi e soprannomi non abbia dato il nome al luogo ameno e prosperoso dove scorreva l’acqua limpida e chiara”.


codic