giovedì 12 febbraio 2015

Misteri di Sassari

FATTI DI SASSARI.

Questo mi è stato raccontato (e non lo ho mai dimenticato) da un signore che all’epoca della narrazione aveva circa 92 anni) mi lascio e ancora mi lascia nel dubbio eterno del CREDERE O NON CREDERE , bizzarrie della natura o espressione della cultura contadina sassarese, o un qualcosa di legato ad un fatto storico, o semplicemente testimonianza della esistenza di esseri dotati di magici poteri. Naturalmente io ho cercato di fiorire con modesta dialettica il racconto fattomi completamente in dialetto sassarese da un uomo che di italiano non sapeva una sola parola: sentite. Nel mentre attraversava la valle del Rosello, senti che i fili d’erba, come una distesa di vibrisse vegetali, percepivano il suo passaggio. Nella mente di Ziu Saivaduriccu, quella impressione comunicava un senso di tranquillità. Sapeva , dalla vecchia leggenda narratagli un tempo da suo nonno, che il luogo era magico, un luogo nel quale si manifestavano gli spiriti della natura, Mentre continuava a percorrere il tragitto destinato a condurlo verso il suo orto, all’improvviso, nel cielo plumbeo, apparve il cerchio diafano del sole. Lo strano evento si protrasse per alcuni secondi, poi il chiarore dell’astro esplose. Ogni cosa attorno si fece sempre più distinta. Alcuni istanti dopo, dal terreno incominciò sollevarsi una leggera foschia che ben presto si trasformò in nebbia. La bianca caligine assunse dapprima contorni bizzarri, quasi mimasse le forme di fantasmi, poi divenne un impenetrabile cappa senza dimensioni. sparsi qua e la pochi e desolatamente spogli alberi sembravano graffiare con i loro rami l’impalpabile coltre di nebbia. la valle fu percossa da un forte fremito di vento freddo. Quando alcuni minuti dopo Ziu Saivadoriccu raggiunse il suo orto, ricevuto per eredità dal suo sapiente nonno, a questo . tra se e se, si rivolse quasi in raccolta preghiera tesa ad esorcizzare il senso di inquietudine che lo pervadeva: “ 
Iaiu meu abiadi rasgioni candu mi dizziaddi chi prima o poi eu abia visthu casche cosa un bè isthrana. eppuru finza ad oggi, candu passabu in chisthu loggu tuttu mi paria nuimmari! Iaiu abiaddi rasgioni chi chisthu loggu era iippicciari, un zentru di fozza undì ippiriti carrighi di capazziddai magiche fazzini suzzidi cosi chi parini fora da lu mondu di li vivi” - (NONNO MIO AVEVATE RAGIONE QUANDO MI DICEVATE CHE PRIMA O POI IO AVREI VISTO QUALCOSA DI MOLTO STRANO EPPURE FINO AD OGGI, QUANDO PASSAVO IN QUESTO POSTO TUTTO MI SEMBRAVA NORMALE! NONNO AVEVATE RAGIONE CHE QUESTO POSTO ERA SPECIALE, UN CENTRO DI FORZA DOVE SPIRITI DOTATI DI CAPACITA’ MAGICHE FANNO SUCCEDERE COSE CHE SEMBRANO FUORI DAL MONDO DEI VIVI).
Mario Grimaldi


LA CHIESA MEDIOEVALE ERA DIVERSA DA QUELLA MODERNA.











A CURA DI: Mario Grimaldi 

LA CHIESA MEDIOEVALE ERA MOLTO DIVERSA DALLA CHIESA DI OGGI.

I VIZI CHE LA CHIESA AVEVA ACCUMULATO NEI SECOLI DIFFICILI DELL’ALTO MEDIOEVO ERANO NOTI ANCHE AI PONTEFICI ED ERANO STATI GIA’ DENUNCIATI DA PAPI RIFORMATORI.Il più grave era la SIMONIA, cioè la vendita di lucrose cariche ecclesiastiche al miglior offerente, con cui si arricchivano vescovi e abati, e la somministrazione dei sacramenti in cambio di denaro, praticata dal basso clero. Un altro peccato molto diffuso era il NICOLAISMO, cioè la convivenza di un prete con una donna, che nei primi secoli del cristianesimo non era considerata illecita né scandalosa, ma che in seguito veniva severamente proibita suscitando malumori in diversi settori del clero secolare.Questi “vizi” vanno inquadrati in una situazione generale che rendeva la Chiesa medioevale molto diversa da quella di adesso. Oggi un vescovo è un vescovo e non, contemporaneamente, il sindaco della sua città e il comandante della soldataglia. Pe giunta è nominato dal Papa e gli deve obbedienza. Allora non era così.Per effetto delle nomine imperiali, a suo tempo avvenute, nei confronti di molti vescovi quali “missi dominici”, questi ne vennero fatti veri e propri “ispettori” al servizio del potere imperante. A ciò si aggiunge che, seguendo la prima tradizione cristiana, questi prelati non venivano nominati dal papa, ma eletti dal “popolo”, cioè dai feudatari e dalle corporazioni della città.Ciò comportava una serie di conseguenze; una di esse che i vescovi non essendo ne nominati dal pontefice ne, naturalmente, suoi elettori, non si sentivano legati al papato da vincoli assoluti, paragonabili a quelli di oggi. 
Nella immagine di sotto le miniature rappresentano, appunto, alcune dei pochi ortodossi vizi del clero:
Nell'immagine 1°: "Il monaco beone". Sembra infatti che la spremitura dell'uva nei conventi per farne il vino della messa inducesse i frati cantinieri ad alzare un po il gomito.
Nell'immagine 2°: si rappresenta il peccato detto "Simonia", un prelato (vestito di rosso) riceve da un ricco laico una borsa di denaro per vendere la carica di vescovo al figlio di lui, di cui stringe le mani.
Nell'immagine 3°: è figurato il reato di "nicolaismo, il monaco è stato scoperto con una amante e ora, come testimonia la miniatura, è condannato con lei alla gogna.
Nell'immagine 4°: un elegante grosso prelato che indossa delle ricche vesti che testimoniano la sua grande ricchezza.