domenica 27 aprile 2014

La chiesa di San Giuseppe









La chiesa di San Giuseppe

Quando fu approvato il progetto per l’espansione della città e la formazione delle cosidette “Appendici”, si sentì la necessità di una sesta Parrocchia, ( a Sassari ne esistevano cinque da ca. sette secoli). Intorno al 1880 l’Arcivescovo Marongio propose di costruire una nuova chiesa , e ciò avvenne grazie alle generose offerte degli abbienti fedeli abitanti nella zona; l’area fu individuata nella piazza d’Armi e il progetto fu tradotto in pratica dall’architetto Agnesa. La prima pietra fu collocata il 20 settembre 1884 e la chiesa fu consacrata e aperta al culto dopo 4 anni di intensi lavori il 7 giugno 1888. San Giuseppe viene ancora oggi considerata la chiesa più signorile e frequentata della città; sul portone principale è inciso lo stemma dell’Arcivescovo Marongio. L’interno si compone di sei ampie cappelle e dell’altare maggiore; gli altari delle cappelle furono eseguiti dai valenti scultori Sartorio e Usai. Il pavimento, a grandi lastre di marmo bianco e nero, fu realizzato a spese del canonico Panedda segretario di Mons. Marongiu. Sulla parete a destra dell’entrata principale si trova una lastra di marmo con lo stemma arcivescovile e con un’iscrizione in ricordo della costruzione della chiesa: “HANC PARAECIALEM ECCLESIAM IN HONOREM S. JOSEPH – DEIPARE MARIAE VIRGINIS SPONSI ONNIPOTENTIS AUXLIO ET BENE – FACTORUM LARGITIONIBUS – ARCHITECTO GRATIS OPUS DIRIGENTE EQUIETE FRAN.O AGNESA REV. MUS. D.D. DIDACUS MARONGIO DELRIO ARCHIEP. TURRIT. EXTRUENDAM CURAVIT AD DIE 17 IUNII AN. 1888 CUM ALTARI PRINCIPE CONSECRAVIT”. La volta dell’altare maggiore fu ricoperta d’affreschi a tema natalizio. Su una parete e sullo sfondo di altre cappelle si nota qualche pregevole tela di probabile scuola fiamminga, mentre nella navata centrale vi è un grande lampadario di notevole fattura; il soppalco del coro, posto nella parte sovrastante l’ingresso principale, è occupato da un monumentale organo recentemente restaurato. Nella cappella dedicata alla visione di S. Ignazio vi è una gran tela raffigurante la visione che ebbe il Santo con altri confratelli del Cristo portante la croce sulle spalle e dal Padre Eterno circondato da una corte di Angeli; questo quadro è stato attribuito ad un ignoto artista operante nei primi decenni del ‘600, e già facente parte della demolita vecchia chiesa di S. Giuseppe presso l’Università, di cui tratteremo in seguito. Il campanile è alto 34 mt., conta 134 scalini ed ospita 3 campane mosse elettricamente, e pesanti nell’ordine: 11, 8 e 6 quintali; esse sono state dedicate nel 1950 a “SANCTUS JOSEPH”, “SANCTA MARIA IN COELUM ASSUMPTA” e “ SANCTUS JOANNE BAPTISTA”. Il parroco di S. Giuseppe che più di altri ha lasciato delle tracce indelebili è sicuramente Mons. Masia, il parroco che curava in maniera più incisiva i rapporti con i parrocchiani, in special modo, ma queste sono “maldicenze”, con i rampolli delle famiglie nobili e titolate del quartiere. Con la sua severa guida spirituale sono cresciute delle personalità che hanno portato lustro alla città, fra tutti i due presidenti della Repubblica Antonio Segni e Francesco Cossiga. Il regno di Mons. Masia è durato ca. 57 anni, dal 1936 al 1993, anno della sua morte.