domenica 28 settembre 2014

LI "BOTTI" : (le scarpe lusso per signori)



ANEDDOTI, RCORDI E STORIE DELLA SASSARI DI ALLORA. 


Un signore che è morto verso la fine degli anni 60 alla venerabilissima età di 98 anni, (contadino e ortolano che abitava nelle campagne di Logulentu e riforniva molte famiglie sassaresi dei frutti del suo lavoro, nelle campagne si muoveva ancora con un carrettino trainato da buoi mentre, quando si recava a Sassari utilizzava come traino un cavallino, più brocco che altro - che si chiamava "Pindagliu" - per il trasporto delle merci da vendere) ,RICORDO che spesso mi raccontava l modi di vivere durante la sua fanciullezza. In particolare mi ritorna in mente un suo racconto che verteva sul "lusso" che rappresentava il fatto di possedere un paio di scarpe."Eravamo felici, DICEVA, anche se camminavamo ancora scalzi sino all'età di quindici o sedici anni. Nè costituiva motivo d'invidia il fatto che qualcuno più fortunato degli altri calzasse le scarpe anche prima.Molti giovani mettevano per la prima volta le scarpe in occasione del servizio militare , E PER POTERLE CALZARE C'ERA BISOGNO DI UN ADEGUATO ... <TIROCINIO>, durante il quale si provvedeva anche all'eliminazione dei calli della pianta del piede. Le donne anche da adulte, accudivano alle faccende domestiche quasi sempre scalze, come anche quando andavano a prender acqua alla fonte, Soltanto quando c'era da percorrere lunghe distanze e su terreni scoscesi o pietrosi mettevano vecchi calzari. A quindici o sedici anni, dunque cominciavamo a calzare le scarpe e con esse ad indossare i pantaloni lunghi e ad usare la cintura al posto delle bretelle; la cintura, peraltro, era il segno distintivo di raggiunta maturità. Ci sentivamo oramai degli ometti e i giochi dell'infanzia diventavano dei piacevoli ricordi mentre si cominciava ad intraprendere la via dei campi, degli orti, delle vigne e... quindi del lavoro. Una volta indossati i calzoni lunghi, eravamo autorizzati a portare anche la rasoggia (coltello) da utilizzare come indispensabile arnese da lavoro, un arnese plurivalente senza il quale ci si sentiva inermi e inutili. La maggior parte dei ragazzi crescevamo e lavoravamo pensando al matrimonio e quindi ad accasarci e creare una famiglia (per molti di noi il giorno del matrimonio era anche la prima esperienza sessuale); l'uomo che non si sposava era guardato con diffidenza e ritenuto non meritevole di considerazione. .... Ma queste sono altre storie, borbottava nel concludere Zio Salvatorico"" e dandomi un colpetto sulla spalla mi salutava e risaliva faticosamente sul suo carretto per continuare il suo gravoso impegno della distribuzione degli ortaggi, dell'olio della frutta e di tutto quel ben di Dio che costituiva il carico di quell'affascinante mezzo di trasporto.