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A cura di Mario Grimaldi
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A cura di : Gianmarco Diana.
LA FACCIATA DELLA CHIESA DELLA MADONNA DEL LATTE DOLCE. FOTO SCATTATA IN UN GIORNO DI FESTA O DI PELLEGRINAGGIO, NMELL'ASPETTO CHE AVEVA ASSUNTO DOPO LA RICOSTRUZIONE OTTOCENTESCA.
Non sono molti, ormai, ad avere, a Sassari, ricordi precisi di quando il Latte Dolce era una chiesetta immersa nella campagna, accessibile soltanto attraverso un viottolo. Vi si svolgevano pellegrinaggi che per la durata ed il carattere del percorso, erano veri e propri atti di mortificazione. Soprattutto in ottobre dalla città si partiva all'alba per giungere alla chiesetta campestre in tempo per la prima Messa in modo che si potesse esser di ritorno per l'ora del lavoro.
Questi pellegrinaggi erano tanto più caratteristici in quanto vi partecipavano (recandosi a piedi) le gestanti o le madri che avevano partorito da poco, specialmente quelle che avevano qualche difficoltà per l'allattamento: si rivolgevano all'effigie di Nostra Signora del Latte Dolce, appunto mentre allatta Gesù, una singolare immagine in tutta la Sardegna ove raramente la Madonna è effigiata con tanta umanità. L'affresco, rinvenuto casualmente in mezzo ai rovi e tra le rovine di quella che probabilmente fu la chiesetta campestre più antica di Sassari (o almeno quella di cui si hanno più vecchie notizie), è ritenuto da allora miracoloso e venerato soprattutto dalle giovani madri.
Ora la chiesetta, ricostruita attorno a quella reliquia pittorica, è immersa, non più nella queta campagna del "MONTE", bensì in uno dei più frastornati ammassi di cemento armato del popolare quartiere, ma continua a mantenere la sua antica dignità tra palazzoni quasi tutti fatti in serie.

A cura di Mario Grimaldi
Uno dei problemi emergenti dei primi del secolo scorso in Sardegna è stato quello relativo allo sviluppo delle città e delle aree urbane. L'interesse degli studiosi e dei politici era rivolto prevalentemente alle zone interne, al sottosviluppo delle aree rurali e all'arretratezza dell'agricoltura e della pastorizia, visti come importanti fattori di quella generale situazione di disagio economico-sociale che caratterizza storicamente la cosiddetta questione sarda e che, ancor oggi, affligge l'isola. In città come SASSARI (e Cagliari) si sono manifestati e si manifestano ancora dei fenomeni negativi che sono tipici dei grandi centri urbani: uno sviluppo edilizio disordinato, prodotto di una incontrollata speculazione e della mancanza di piani urbanistici più razionali; un aumento sempre più progressivo del traffico con pesanti conseguenze anche di ordine ecologico; un accelerato DEGRADO DEI CENTRI STORICI, sempre più invisibili e in abbandono; un continuo peggioramento della qualità della vita, soprattutto per le crescenti difficoltà nell'uso degli apparati amministrativi; una progressiva diffusione della criminalità e della droga, ma anche della povertà, della disoccupazione, del malessere sociale. La Causa? mah!
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A cura di : Gianmarco Diana.
LA FACCIATA DELLA CHIESA DELLA MADONNA DEL LATTE DOLCE. FOTO SCATTATA IN UN GIORNO DI FESTA O DI PELLEGRINAGGIO, NMELL'ASPETTO CHE AVEVA ASSUNTO DOPO LA RICOSTRUZIONE OTTOCENTESCA.
Non sono molti, ormai, ad avere, a Sassari, ricordi precisi di quando il Latte Dolce era una chiesetta immersa nella campagna, accessibile soltanto attraverso un viottolo. Vi si svolgevano pellegrinaggi che per la durata ed il carattere del percorso, erano veri e propri atti di mortificazione. Soprattutto in ottobre dalla città si partiva all'alba per giungere alla chiesetta campestre in tempo per la prima Messa in modo che si potesse esser di ritorno per l'ora del lavoro.
Questi pellegrinaggi erano tanto più caratteristici in quanto vi partecipavano (recandosi a piedi) le gestanti o le madri che avevano partorito da poco, specialmente quelle che avevano qualche difficoltà per l'allattamento: si rivolgevano all'effigie di Nostra Signora del Latte Dolce, appunto mentre allatta Gesù, una singolare immagine in tutta la Sardegna ove raramente la Madonna è effigiata con tanta umanità. L'affresco, rinvenuto casualmente in mezzo ai rovi e tra le rovine di quella che probabilmente fu la chiesetta campestre più antica di Sassari (o almeno quella di cui si hanno più vecchie notizie), è ritenuto da allora miracoloso e venerato soprattutto dalle giovani madri.
Ora la chiesetta, ricostruita attorno a quella reliquia pittorica, è immersa, non più nella queta campagna del "MONTE", bensì in uno dei più frastornati ammassi di cemento armato del popolare quartiere, ma continua a mantenere la sua antica dignità tra palazzoni quasi tutti fatti in serie.
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Enrico Costa

A cura di Mario Grimaldi
Conosciamo Tutti Il grande E. Costa le sue opere sono state utilissime per erudirci e completare le nostre conoscenze con i suoi insegnamenti: Conoscenze delle nostre origini, dei luoghi e. monumenti, edifici, della nostra Città. Penso dunque debba esser d'obbligo , ricordarlo di tanto in tanto e ripercorrere il suo tracciato di studi e cultura. Questa, della foto sottostante, è stata l'ultima dimora dove lo storico ha vissuto, insieme alla sua famiglia, fino alla morte avvenuta nel 1841.
Lo ricordo con un suo pensiero che esprime quanto per Lui fosse importante il ruolo della casa e dei Suoi cari:
"CHI E' COLUI CHE, NELLA VECCHIAIA,
DOPO UN'ALTERNA SUCCESSIONE DI LIETE E TRISTI VICENDE,
PASSANDO PER CASO DINANZI ALL'UMILE CASETTA DOVE è NATO,
E DOVE SON MORTI I SUOI CARI,
NON VI GETTA UNO SGUARDO ED UN SOSPIRO? "
Questo pensiero (scritto il primo giorno di gennaio del 1885), si capisce esser rivolto alla Sua casa natale di C.so V. Emanuele - allora contrassegnata dal n. civico 42 oggi 112 -
Seguendo l'alternarsi negli anni del suo percorso residenziale, dopo aver, appunto risieduto in diverse abitazioni, si arriva all'ultima di Via Cavour al n. 11, (poi 26 oggi n. 82/84 ); -si proprio questa della foto nel cortile della quale è ritratta la famiglia- di questa casa ha così scritto nel 1890:
"A UN PIANO E' LA MIA CASA. HA UN
GIARDINETTO.
DUE BALCONI CHE DANNO IN SU LA VIA;
CINQUE STANZE, CUCINA, UN GABINETTO,
UN TERRAZZINO, UN POZZO E UNA CORSIA.
QUATTRO LINDE SOFFITTE HA SOTTO IL TETTO
E IN UNA, (PUOI PENSAR SE FREDDA SIA!),
PIANTAI LO STUDIO. QUI TRAGGO, SOLETTO,
L'ORE PIU' BELLE DELLA VITA MIA.
LA MIA CASETTA, IN PARTE RICOSTRUTTA,
SEDICI MILA LIRE AL CERTO VALE;
E' BELLA ... MA ... NON L'HO PAGATA TUTTA!
UMIL POETA E SCRIBACCHIN DI BANCA ,
(ATROCE INSULTO) HO IN FACCIA L'OSPEDALE
E LE CARCERI NUOVE A MANO MANCA".
(Nello svolgersi della sua esistenza il Costa abitò in almeno sei case di Sassari
tutte identificate dai quaderni - sarebbe troppo lungo e dispersivo elencarle tutte in questo post, non mancherà occasione di poterlo fare in seguito - ebbe anche una casa con annessa bottega in Via Rosello che concesse in usufrutto ad una certa Francesca Boetto - nota Cicita-.
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