Testimonianza raccolta da Capitano ( Giuseppe Idile)
...primi anni 70
Mi ritrovai li a vegliare mia nonna:
Nonna si era presa cura di me, se pur in tempi difficili, si adoperò per creare quelle condizioni atte a farmi vivere dignitosamente. Mi seguì assiduamente sin dai tempi della scuola; pensava a tutto lei: Mi accompagnava e mi veniva a prendere all’uscita, se combinavo delle marachelle a scuola lei mi redarguiva amorevolmente e mi propinava dei sermoni lunghi ore e ore, citava esempi di intolleranza da parte di bambini ribelli, suoi coetanei ai tempi in cui lei era adolescente, che nella vita a venire non conclusero mai un bel niente.
La casa era quella al piano basso in una palazzina di via Frigaglia; le finestre, della camera dove mia nonna giaceva, erano alte e si affacciavano sulla piazzetta denominata "Pattiu di lu Diauru". Da fuori si sentiva il chiasso dei bambini che giocavano a pallone - ( <come in una scena di Leopardiana memoria>) e ogni tanto qualcuno di questi, pensieroso e con cauta preoccupazione sbirciava dentro casa.
Era una mattina di primavera, quando sentii bussare alla porta. Mi trovai davanti una signora, molto bella, sulla quarantina e di sobria eleganza vestita, che mi disse di chiamasi Clara e mi chiese di poter entrare per dare un saluto a mia nonna. Aveva saputo che non stava troppo bene. La feci entrare e la signora, in composto silenzio si avvicinò al letto dove la mia cara congiunta era ormai caduta da giorni in una specie di stato di incoscienza che si alternava a momenti di lucidità.
La signora le prese la mano e la chiamò: "Mariangela ciao, sono io, come stai? Mia nonna si svegliò improvvisamente e con sguardo stupito ma lucido la fissò intensamente <Clara>! disse… che sorpresa.... ero certa che saresti venuta a trovarmi." Le due donne sembrava parlassero con gli occhi, senza però spiccicare parola. Io tra me e me pensavo.. <Ma che bella signora, mai e poi mai l’avevo vista prima>..., e invece tra lei e mia nonna c’è una tale profonda conoscenza che mai avrei immaginato. Ed ecco che Arrivò Don Vargiu e si raccolse con noi in preghiera, con l’olio santo faceva il segno della croce sulla fronte di mia nonna che lo guardava sorridendo. Don Vargiu, col chierico al seguito, mi salutò e andò via.
A un certo punto mia nonna mi fece cenno di avvicinarmi a lei, mi prese la mano e me la strinse forte ... era arrivato il momento di porgermi il suo, per me tragico, addio. Confuso tra il reale e l'arcano, risentii la sua voce, sembrava rinata e mi disse ciao luigi, grazie di tutto sono fiera di te e chiuse gli occhi per non riaprirli mai più. Scoppiai in un pianto irrefrenabile, urlavo Nonna Nonna!!!!, le lacrime sgorgavano contro la mia stessa volontà. Provavo un po’ di imbarazzo in presenza della signora Clara, ma lei mi abbracciò e mi chiese di farmi forza poiché questa era la legge della vita e che i genitori e i nonni sono destinati a salutarci prima. Mi strinse le mani, aprì la borsetta, prese un fazzoletto e mi asciugò le lacrime. Mi diede un bacio sulla guancia e andò via anche se io avrei voluto dirle tante cose, chiederle di ripassare a trovarmi ma ero però troppo addolorato. La seguii con lo sguardo, mentre si allontanava per la strada finché, con passo felpato ed elegante, scomparve innoltrandosi in via Maddalenedda.
A un certo punto mia nonna mi fece cenno di avvicinarmi a lei, mi prese la mano e me la strinse forte ... era arrivato il momento di porgermi il suo, per me tragico, addio. Confuso tra il reale e l'arcano, risentii la sua voce, sembrava rinata e mi disse ciao luigi, grazie di tutto sono fiera di te e chiuse gli occhi per non riaprirli mai più. Scoppiai in un pianto irrefrenabile, urlavo Nonna Nonna!!!!, le lacrime sgorgavano contro la mia stessa volontà. Provavo un po’ di imbarazzo in presenza della signora Clara, ma lei mi abbracciò e mi chiese di farmi forza poiché questa era la legge della vita e che i genitori e i nonni sono destinati a salutarci prima. Mi strinse le mani, aprì la borsetta, prese un fazzoletto e mi asciugò le lacrime. Mi diede un bacio sulla guancia e andò via anche se io avrei voluto dirle tante cose, chiederle di ripassare a trovarmi ma ero però troppo addolorato. La seguii con lo sguardo, mentre si allontanava per la strada finché, con passo felpato ed elegante, scomparve innoltrandosi in via Maddalenedda.
Che giornata pesante. Un Macigno per me. Non che non mi aspettassi la dipartita di mia nonna, però non in questo modo.
Arrivò il medico di famiglia che refertò il decesso; arrivarono le vecchiette della via che si disposero intorno al letto e iniziarono a recitare il rosario.
Per smorzare il dolore e per distrarmi un po’, mi attivai subito per organizzare le esequie. Lasciai mia nonna in custodia alle vecchiette e, col certificato del medico, mi recai al comune per stilare la denuncia di morte avvenuta. Chiesi anche che pratiche dovevano esser esperite per la tumulazione: e fu allora che, con mia grande sorpresa, mi venne comunicato che, presso il cimitero monumentale, in una tomba da 4 posti, della famiglia Satta-Branca, vi era un quinto posto disponibile e proprio destinato a Mariangela Satta ( Mia Nonna ). Io ero all’oscuro di tutto, mai e poi mai avrei potuto pensare che mia nonna potesse avere dei legami con codesta famiglia. Mio nonno, morto molto giovane, sapevo che era stato seppellito presso il cimitero di Porto Torres e che successivamente i suoi resti vennero riposti in un ossario comune.
Mia nonna quando c’era la ricorrenza dei morti, andava a pregare per lui in chiesa a San Donato, proprio perché non sapeva dove fossero esattamente le spoglie di suo marito.
Mi recai al cimitero in avanscoperta per vedere questa tomba, non riuscivo a trovarla; anche i custodi ebbero una certa difficoltà, ma alla fine la trovammo. Era "un cantiere": l'edicola tutta realizzata in pietra di trachite ma senza nomi, c’erano dei muratori che lavoravano poiché era stato commissionato un restauro. Il responsabile dei lavori mi chiese di fornire il nome e le foto di mia nonna, il tutto perché il giorno seguente avrebbero completato i lavori e avrebbero proseguito a riposizionare sulle lapidi tutti i nomi e foto dei presenti già all'nterno della cripta. Le foto sarebbero state disposte in un libro di marmo scolpito antico, che era stato portato al restauro.
Mi promisero che, visto il triste momento, avrebbero accelerato i lavori per far trovare tutto pronto in occasione del funerale. Chiesi anche se avessi dovuto pagare per il lavori e loro mi risposero che le spese erano tutte a carico del comune in quanto la tomba era stata classificata monumento e che vi era anche un’ appartenenza privata, però il controllo e la manutenzione erano diventati di cosa pubblica.
Passai in agenzia di onoranze funebri e presi accordi per le esequie. Ritornai a casa e grazie alle amiche vicine di casa , vestimmo la nonna per il suo ultimo viaggio. Io continuavo a piangere. Passammo la notte a vegliare e pregare. Arrivò il fatidico giorno dell’estremo saluto, poca gente: qualche mio vecchio collega della Sir qualche vecchietta della via.
Mi dispiacque non vedere quella bella signora Clara che era venuta a trovare la nonna a casa. Dopo la santa messa celebrata da Don Sini al duomo, San Nicola, ci avviammo verso il cimitero. La bara con le spoglie vennero ospitate nel deposito del camposanto, dopo un’ultima benedizione di don Vargiu nella cappella cimiteriale. Tutti andarono via e io rimasi, da solo. ancora un po’ davanti al feretro della nonna vicino a tante altre bare. Luogo un po’ tetro. Andai via e spinto dalla curiosità, mi recai presso la tomba, per vedere come procedevano i lavori: Le opere murarie erano veramente state portate a termine. < Sulla tomba c’era uno splendido angelo marmoreo con qualche pezzo mancante, ma perfettamente lucidato a nuovo e sulla pietra tombale cinque nomi e altrettante foto... quella di mia nonna e degli altri defunti> .
Ma un brivido mi avvolse quando vidi tra le foto quella della Signora Clara Satta, sorella di mia nonna morta a 38 anni di itterizia: il brivido e lo stupore tra il credere e non crede mi confondevano le idee, ma inequivocabilmente ebbi l'assoluta certezza che era stata lei a venire a portare conforto alla sorella.
Adesso tutto è più chiaro, Io sono ritornato a Genova, città nella quale vivo attualmente. Di volta in volta quando sono a Sassari vado in quel cimitero a portare un mazzo di fiori a quei congiunti che neanche sapevo di avere. Non ho mai raccontato questa storia a nessuno per non essere considerato pazzo. Ma ora che sono cresciuto, se pur richiedendo un po di riservatezza, La racconto a voi.