mercoledì 20 novembre 2013

Il ponte di Rosello

A cura di Mario Grimaldi



Cerchiamo un po di Storia... La nostra Sassari ne ha tanta da raccontare.   

                             


IL PONTE DI ROSELLO per la Storia e .... nella storia. 




Venerdì 12 Ottobre 1934 (OTTANT'ANNI or sono, non poi così tanti) poco prima di mezzogiorno arrivò a Sassari, dove tutte le vie erano imbandierate e dove fu accolto da un imponente raduno di gente il Principe ereditario Umberto di Savoia. Alloggio al palazzo del Governo dove incontrò tutte le autorità. Il Principe rese omaggio, deponendo una corona, alla lapide dei caduti di guerra, collocata nell'atrio del Palazzo di Governo stesso, alle ore 15,30 visitò la caserma Lamarmora, e subito dopo il museo Sanna; alle 16 inaugurò la nuova sede dell' Istituto Superiore di Medicina e Veterinaria insieme al Presidente della Provincia Lare Marghinotti; alle 16,30 si recò in visita presso la Fondazione Brigata Sassari; alle 17 parti per Osilo, dove si esibirono popolani in costume tradizionale sardo; alle 18,45 fu di ritorno al Palazzo di Governo per poi assistere, alle ore 22 alla serata musicale presso il Politeama Verdi. Il 13 ottobre, dopo le ore 7 visito a P.Torres la Basilica di San Gavino, e rientrato a Sassari venne accolto dal Vescovo Monsignor Mazzotti nella cattedrale.

Il 13 ottobre del 1934 alle ore 9 il Principe ereditario inaugurò la grande realizzazione del ponte di Rosello, che fu una fra le monumentali opere pubbliche realizzate nella nostra città; erano Presenti, con il grande ufficiale comm. Lare Marghinotti (Pres. della Provincia), il Podestà Gavino Sussarello, Il Conte Arborio Mella di Sant'Elia /Colonnello e Gran Maestro della corona alla corte Reale, Senatore del Regno/ e altre Autorità ed una folla imponente.
Marghinotti porse il saluto ufficiale al Principe di Savoia. In quel giorno festoso la folla occupava tutta la vallata. Il vero e proprio collaudo avvenne quel giorno, quando numerosi autocarri transitarono sul ponte e vi si radunò una folla enorme. Sua Altezza si soffermò a osservare i lavori salutando gli operai, alle finestre delle abitazioni attorno erano esposte e sventolavano bandiere tricolori.
L'opera, decorativa integrata al contesto circostante, innalzandosi come una protezione sull' antica fonte dl Rosello, collega la città con il popoloso quartiere di Baddimanna / Monte Rosello, tagliando in due la Valle. Prima si attraversava la Vallata di R. percorrendo oltre mezzo Km di strada disagiata. Il Ponte venne definito allora "IL PIU' AUDACE DI EUROPA"; questo viadotto littorio, come venne definito allora, era alto 23 metri sul fondo valle al pilastro più alto, con una campata di 30 metri, 152 m. di lunghezza e 12 di larghezza, compresi i marciapiedi; le caratteristiche ringhiere erano intervallate da sei fasci littori ricoperti di lamiera; L'illuminazione era costituita da quattro antenne alte 16 metri.
Realizzato con cemento armato ad alta resistenza, venne costruito a Cantilevet e cioè a navate ben equilibrate, e rappreseta ancor oggi una importantissima opera pubblica. La costruzione fu eseguita dall'ingegner Tullio Serra (allo stesso ingegnere si deve anche la costruzione del teatro Verdi). Il viadotto poi denominato Ponte Rosello, è amato dai sassaresi per la sua storia e per la sua bellezza architettonica; ma esso richiama anche ricordi drammatici di dolore ed afflizione per le morti suicide. Interne generazioni hanno percorso la sua strada , con i fardelli della loro "STORIA". Non occorre ricordare l'importante ruolo che questo ponte ha svolto nell'offrire anche lo avvantaggiarsi dello sviluppo economico grazie all'agile collegamento con i centri della Flumenargia e dell'Anglona.



Le sorgenti e Le fonti

A cura di   Mario Grimaldi

ROSELLO ANIMA DI SASSARI 

(cenni storici, territorio e portatori d'acqua)



Uomini a cavallo e donne col velo che si integrano nell'acqua di Mariano "eguarderi" e susanna De Thori, regnanti "subra unu carre" nella chiesa di Santa Maria di campu longu, nell'acqua di costantino, clarus rex e di Donna Marcusa de Gunale " subra un altare" n ella basilica di San Gavino, nella plebania di San Nicola, nella reggia di A e nella chiesa abbaziale di Saccargia e infine nella fonte Gurusele della Thathari contradaiola e dei sassaresi acquaioli. 
Nel 1272, dunque, per l'azione politica pisano-genovese, quasi del tutto mercantile, la città si proclamò LIBERO COMUNE e nel 1228 per l'azione politico- religiosa dell'Arcivescovo di Torres Dorgotorio, che vi istituì cinque parrocchie: S. Nicola, S.Appollinare, S. Donato, S. Sisto, S. Caterina, si vantò di essere de jure e de facto contradaiola, vero, autentico COMUNE all'altezza di quelli italiani. Allora apparvero vivi gli edifici di Capu de Villa, con la chiesa di S. Caterina, quelli del Consiglio Maggiore e minorer e dei Capitani, dei Consoli di Commercio la "Gran Via", che discendeva tra palazzi dei notabili, (simili alle Domus curtes) e fondachi-botteghe dei grossi e piccoli commercianti, fino alla porta di Sanctu Flasiu. Era Capu Thathari con la sua "platha" centro politico, finanziario mercantile, che per la Via Turresa, si allacciava a Capu Turris.
Affiancati alla "Gran Via" si animarono due centri nervosi popolari: Carra Manna, a carattere agricolo e Currali a carattere artigianale. Il primo era tra le due chiese di S. Donato e S. Sisto si collegava con la Via Longa in su a Capu de Villa e in giù alla fonte GURUSELE: il secondo, tra le due chiese di S. Nicola e S. Appollinare, si collegava con la Via Turritana, in sua Capu de Villa e in giù alla fonte di S. Maria e alla via Turresa. 
Era come una gran tanca a forma di Arca di Noè , con la prua rivolta verso Torres, dove podestà, consiglio maggiore e minore, giudici e notai, cancellieri e ragionieri formulavano leggi e amministravano giustizia, commercianti e agricoltori, artigiani, maestri de muru, zappatori, carratori, cavallanti, macellai, conciaioli e facchini lavoravano a piena giornata; e gli ecclesiastici secolari e regolari, maggiori e minori stavano a guardare. 
E le dodici bocche del Rosello dettarono gli statuti: furono così definiti i confini della città. Il linguaggio ufficiale sassarese di quel secolo XIII (col quale furono dettati gli statuti) un misto di latino più toscano in bocca sarda, o latino sardo in bocca pisana,piuttosto sgrammaticato da apparire reticente e piuttosto semplice da apparire rusticamente candido, si intendeva comunque abbastanza bene per farci capire che il Comune di Sassari aveva un territorio naturale, confinante col Mascari (ex territorio del Monastero di S. Pietro di Silki) e un territorio acquisito o incorporato per l'immigrazione in città dei proprietari di Enene, confinante con Osilo e di Muresas, di Innoviu, confinanti con Sorso. 
Il territorio comunale per i suoi campi irrigui tra il Mascari e il Rio Ottava e per l'abbondanza delle sorgenti pullulanti nelle valli e nelle vallette tra logulentu e Osilo, era un vero piccolo regno che piaceva a Mariano guarderi e all'arcivescovo di Torre. I mariani comunali fecero scrivere negli statuti (e si intende benissimo): " Il territorio e le terre coltivate dei villaggi di Muresas, Innoviu e Enene devono essere considerati territorio e terre coltivate di Sassari" Madre - terra inalienabile , che nutrisce (così è dettato ) i propri figli con gli orti, le vigne e i molini e che li disseta integralmente con le acque chiare e pure della libertà: GURUSELE".- 
Ed ecco che apparvero così gli acquaioli. Alcuni storici considerando il nome: Gurusele derivato dall'etmo corso: Kur o gur, espressero l'opinione che i corsi, esercitando il mestiere di portatori d'acqua , furono i primi a dare il nome alla fonte primaria della città, non i notabili sassaresi.








Fontana di Santa Maria, detta "BRLLADORE"



Situata nel cortile o chiostro del convento-chiesa. Come sorgente appartiene alla stessa falda acquifera che alimenta quella delle Conce e di San Pietro di Sirki. Qui, molto probabilmente, il Giudice Mariano passava l'estate e

< si faguian venner sa abba intro de sa ecclesia et vi la faguian passare subra su carre, pro qui non podiat sufferrer su cardu>. Il BRILLADORE, come si vede oggi, venne costruito a spese del Comune nel 1611, restaurato nel 1613, 1618, 1619 e 1625.





Ecco un altro di quelli che fu un monumento idrico ornamento della nostra Sassari, oggi trasformato in un quasi volgare, mondezzaio, grazie alla poca sensibilità di chi vi dimora attorno e sopratutto grazie alla scarsa sensibilità e alla, pressochè, nulla presenza dell'istituzione civica La ,maleducazione e la mancanza di rispetto non ha limiti: Detto ciò e, mi scuso per lo sfogo, voglio ricordare che questa piazzetta è <Funtana del Villa> equivocamente chiamata <POZZO DI VILLA>, FORSE PER LA FRASE DEL FARA, CHE MISCHIò IL VOCABOLO: "Puteum" con quello di "funtanas". Fin dal sec. XIII perse la sua importanza. Solo nel 1828 il municipio ebbe l'idea di vuotare e pulire il celebre pozzo (oramai scomparso) Il Costa scrisse: "Ve n'eran tanti sparsi qua e là nella città antica: Erano di forma circolare ed avevano un metro di diametro. Il municipio li fece chiudere tutti nell'estate del 1904, e al loro posto appose una targhetta in marmo con la scritta <pozzo>". Così avvenne anche per la <funtana di Bidda>.
(la cosiddetta "funtana de Villa" faceva parte di una falda acquifera, che ribolliva sotto il massiccio calcareo sassarese e sgorgava in basso, tra una pega e l'altra del terreno, dalla amena valletta del Rosello alla dpressione del Campulongu(S.Maria) e di S. Pietro di Sirki. Sorgenti e fontane non impozzate. Sorgenti e fontane semilibere, parte anonime e parte con un nome più o meno magico, più o meno epico, più o meno totemico, sorgenti e fontane dove si abbeveravano uominin e bestie, domini e servi, regoli e vescovi, monache e frati, pisani e genovesi.


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Fontana delle Conce. Vasca (abbadorgiu) o lavatoio.L'acqua abbondante si perde negli orti de <<Lu Rennu>> . Nel muro risalta, su lapide, lo stemma del Comune (torre aragonese), affiancato da altri due irriconoscibili. Sottostante n altra iscrizione quasi del tutto corrosa.Sicuramente merita considerazione storica poiché, fin dalla nascita di Sassari ad oggi indica il tono politico cittadino come il Rosello: il Rosello, in veste signorile nobilitò i Sassaresi, questa fontana, in veste contadina, emblematiz-zò il mondo del "carraioli e acquaioli". Probabilmente al tempo del Giudice Mariano, eguarderi, la potente sorgente rigurgitava nei sotterranei della Concia (detta oggi dei fratelli Cossu), simili a terme naturali. Nel XVI sec..o forse anche prima, i sotterranei vennero adattati a conceria, che ha funzionato sino a qualche decennio fà. "Acqua <<de bonu sinnu>>" dove il giudice Mariano trascorreva l'inverno....


RITENIAMO SIA IMPORTANTE NON TRASCURARE LE SORGENTI, LE FONTANE E TUTTE LE ATTIVITA' GRAVITANTI INTORNO AL TERRITORIO SASSARESE PERCHE' E' INDUBBIO CHE LA NOSTRA CITTA' SIA STATA FONDATA E ABBIA PROGREDITO PROPRIO PER LA RICCHEZZA E LA GENEROSITA' DELLE FONTI DI PREZIOSISSIMO LIQUIDO CHE, COPIOSO, SGORGA INSTANCABIE, FIN DAI TEMPI DEI TEMPI. "L'ACQUA E' STORIA"...
.



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   Da Sassari Storia.  Una vecchia cartolina non viaggiata della fontana delle Conce



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 Acura di Tino Grindi

Vedendo quella vasca, non fontana, in largo Brigata Sassari, della quale non voglio azzardare alcun commento, ma l’ho citata solo perché mi ricorda, quanto era ricca di acqua Sassari. Immaginate che nel 1.600 furono inventariate circa 500 sorgenti (*in tutto il territorio della città nel raggio di tre chilometri*). Vi cito alcune delle più famose: Eba ciara, Fontana di Bunnari, Fontana di falacodda, Fonte di Villa Sirchi, Fonte di Caniga, inoltre erano presenti tantissime dragonare: di lu Regnu vecciu, del Duca, di Suni, Dragonara di San Francesco, di Cugia e del Conte d’Ittiri, di Ardisson etc.
All’interno della Città poi vi erano numerosi pozzi, dei quali da poco, alcuni sono tornati alla luce dopo i lavori al centro storico: Pozzo di Villa, esistente da quando Sassari era un piccolo villaggio, Pozzo del Quartiere vecchio, Scala mala, Pozzo della Rogna (utilizzato esclusivamente per i malati di lebbra), Pozzo di Capo de Villa, alimentato dall’immensa dragonara che passava sotto il Castello, la quale alimentava anche il Rosello. Fonte questa alimentata soprattutto dall’Eba ciara. La fontana del Rosello fu sempre la prediletta dei Sassaresi, adesso molto meno, visto che non è abbastanza frequentata, anche se restaurata da poco tempo, direi anche abbastanza trascurata.
(*Il primo aprile 1982, apparve sulla Nuova Sardegna un mio intento provocatorio e scherzoso, vista anche la data: spostare la fontana all’Emiciclo Garibaldi, per farla godere nel nuovo spazio a migliaia di persone che ogni giorno vi transitavano. Naturalmente sarebbe stata alimentata dall’acqua di Pozzo di Rena, che mi ero riservato di citare in tale occasione.
Questa notizia apparsa sul giornale locale ha suscitato un intenso dibattito tra i pro e i contro allo spostamento, per mesi e mesi. Naturalmente non accadde niente di quanto proposto, ma si verificò una cosa più bella, cioè, tutto quel parlarne bene o male, incoraggiò l’Amministrazione comunale a predisporre un piano di restauro e recupero del meraviglioso monumento, abbeveratoio e l’intera area circostante *). Purtroppo, adesso mi pare che dopo tanto tempo dall’ultimo intervento, il sito abbia bisogno di un ulteriore messa in ordine, sopratutto in occasione dei lavori che si stanno eseguendo per la rotatoria del mercato. Sarebbe il caso di progettare un accesso più agevole, per far meglio godere La Fontana del Rosello, simbolo della Città, non solo ai turisti, ma a tutti i sassaresi. Magari allestendo un parco giochi per bambini, punto di ristoro e un giardino dotato delle tradizionali panchine, dove giovani e anziani ne possano beneficiare. Non guasterebbe anche qualche bella serata estiva musicale o delle rappresentazioni teatrali.


Tino Grindi

CARRAIORU
V’ha rasgioni Celentanu
chi l’eba è la cosa più cara,
soru candu manca lu manzanu
si cunprendi cant’è rara.
Antigamenti li carraiori
pusthabani l’eba cristallina
finzamenti a carasori
di la Conza e di Ruseddu
pianendi la mizzina
carrighendisi sobr’a l’aineddu
i li casi di Sassari antigga,
indì eba non vi n’era
in ciambu di pruna e figga
tutta la dì da manzanu a sera.
Oh! carraioru di lu temp’andaddu
candu uccittabi li labadori!
Canta jenti hai dissittaddu
sempr’allegru e mai di maramori!
Ti mandemmu un pinsamentu
pa lu bè ch’hai daddu
e un mannu ringraziamentu
pa l’istoria ch’hai lassaddu.

Tino Grindi


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A cura di Antonio Carta 


Dal 1974 al 1975, ho abitato in corso Vittorio Emanuele, nel palazzo difronte alla chiesa di Sant'Andrea, un giorno trovandomi nella macelleria della carne di cavallo, si discuteva discuteva che a Sassari, ogni tanto mancava l'acqua della rete idrica, a un certo punto mi disse, a pensare che dove abito io, sotto il palazzo passa una dragonara, incuriosito, gli ho chiesto dove abitava, qua nel corso, dopo la spesa mi porto a vedere e sentire dove passava la dragonara, siamo entrati nel portone, abbiamo fatto una decina di metri e a seguire, trovai dei gradini, scesi i gradini mi disse apra quello sportello, aperto lo sportello sentivo il rumore dell'acqua che scorreva, le chiesi allora, ma non vi crea problemi alle strutture del palazzo, mi rispose no è stata incanalata non so dove, al momento della costruzione del palazzo. Ricordo che partendo dalla macelleria, in senso ascendete non era distante più di trenta metri. E poi fontane bellissime, come Funtana Gutierrez, fuori dalla cinta urbana,in località S.V. Monte Bianchinu, sita all'interno del complesso ricreativo e sportivo " Le Querce ". ( VII - IX secolo a. C.





giovedì 14 novembre 2013

Cammara Prinzipari





I tempi delle radio libere a Sassari

A CURA DI GIUSEPPE IDILE


Le prime Radio Libere a Sassari -  di Capitano. 


Era il lontano 1976, quando mi proposero di trasmettere a Radio Alternativa. 
Grande onore per me indipendentemente dal colore politico di appartenenza di quella emittente.
A me non riguardava niente. A me interessava trasmettere musica. Erano i tempi della protesta
politica . Eppure alla radio veniva trasmessa tutta la musica senza distinzione di colori. Trasmetteva in quel periodo in quella Radio, anche la mia carissima amica Rosanna Giudice. Tra i tanti programmi, ne conducevamo uno insieme dove veniva programmata musica per bambini. Esattamente alle ore 17,oo dei giorni feriali. 
La cosa un po' più tetra che io possa ricordare,  era invece  la sigla di apertura del Notiziario del Prof. Mirko Addis, che era dei Krawzwork dal titolo Radioactivity.   https://www.youtube.com/watch?v=X--F5b5IdqU
L'emittente trasmetteva da Viale Umberto ed esattamente dal palazzo dirimpetto alla caserma della guardia di finanza.
Era una delle prime radio libere di Sassari. La prima di tutte se non ricordo male era Radio Antenna Nord. Le più famose e seguite erano invece Radio Holiday, Radio nord Sera, Radio Giovane, e Radio Città.
GIANNI BRACCIERI - Radio Alfa Studio - Sassari


























A radio Holiday, di proprietà di Rolando Bajardo,  trasmetteva la famosissima e Bravissima Patty Maresu e Clemente Biasizzo.
Nel frattempo nascevano altre tre emittenti Radio Alfa, Radio venere e radio Oasis.  Per dissidi interni tra Baiardo e Clemente, a radio Holiday avvenne  una scissione che vide passare Patty e Clemente alla nascente radio Alfa diretta Abilmente da Gianni Bracceri e di proprietà   di Sandro Delogu. .


GIANNI BRACCIERI - Radio Alfa Studio - Sassari








































Gianni Bracceri, Direttore artistico e Fac totum, diceva sempre di aver trovato un nuovo satellite e ne voleva sfruttare in pieno le peculiarità.   Riuscì con questa operazione a levare provvisoriamente  la scena a tutti gli altri. Scalpitava però anche Radio Giovane che Con lo spettacolo di Bacchisio, che in Realtà non era altri che Ico Ribichesu in una esilarante imitazione del classico  pastore sardo, dai modi poco ortodossi,
Riuscì comunque a salire nell'indice di gradimento della Gente. L' input fu fortissimo e con l'ausilio del Programma Notturno dal titolo, In confidenza, Con Gianni Davis,
radio giovane si posizionò prepotentemente tra le prime. Nel frattempo nasceva anche radio Zero. abbastanza innovativa,  che cambiò modo di fare radio.    Iniziò a occuparsi dello sport. Insieme a Radio Holiday, ormai passata tra due mani , quella di Lino Borghesi e poi del Figlio Carlo che la trasferì in Via grazia Deledda,  trasmetteva la diretta delle partite di calcio della Torres. Radio Zero  cambiò il modo di fare pubblicità. 

Coni diede vita agli sketch. Modificavano     una canzone nel testo e lanciavano il messaggio pubblicitario.






 Questo portava l'ascoltatore a canticchiare il nome di questa o quella Azienda.  Anche con la radio cronaca della partita, riusciva a stare vicino al cuore dei sassaresi che non si trovavano all'acquedotto (all'epoca il nome dello stadio era quello) Famosa la Frase di Coni durante una diretta... ( Millu mi Millu mi Millu mi... gol ... e so' tre..) La gente chiaramente oltre ad esultare rideva per questo modo reso volutamente  comico di fare diretta dallo stadio.

Ritornando ai miei trascorsi di Radio,
I tempi per chi militava in partiti politici erano duri sopratutto per le minoranze. Una sera prima di
chiudere un programma, alle otto di sera , ero in attesa del mio sostituto e mi ricordo che mi assediarono.
Dalla finestra della sala di trasmissione della radio, attigua al pianerottolo, comparvero delle figure di
persone adulte di diversa tendenza politica rispetto a radio Alternativa che iniziarono a mimare gesti che poco lasciavano pensare al bello. Chiaramente mi barricai all'interno e chiamai la forza pubblica che arrivò in concomitanza della persona che mi doveva dare il cambio.
Da ragazzino abbastanza impaurito, ricordo che quella fu l'ultima trasmissione in quella emittente. Passai un lungo periodo a radio Alfa e poi a Radio venere do ve trasmetteva Franco Postiglione che per i radioascoltatori era Maurizio.  Mi stancai di restare impegnato durante la settimana e allora decisi di Passare a radio Holiday, dove mi fu proposto da Carlo Borghesi,  di seguire il programma sportivo Domenicale, ivi compresa la diretta dallo stadio. Intanto iniziava il riordinamento delle frequenze  e piano pianino venivano acquistate dai grossi network che facendo man bassa e grazie alla alta professionalità, rubarono la scena a tutti e quindi gli ascolti, il consenso e anche la voglia.
I buoni marinai si sono visti nella tempesta e attualmnte l'unica radio appartenuta a quei tempi, radio Venere, Rimane ancora attiva. Poi sono nate anche le televisioni... ma questa è un altra storia.

RE CARLO ALBERTO A SASSARI

Assistendo a una conferenza organizzata dal FAI e condotta dal Prof. Brigaglia, sul tema “Identità storica di Sassari”, si son risvegliate in me alcune curiosità sulla nostra città del periodo ottocentesco, memorizzate da varie letture di antichi testi.
In particolare mi torna alla mente la visita del Re Carlo Alberto nel 1839 a Sassari, sollecitata dalla Municipalità sassarese per ottenere il permesso di poter arieggiare la città, con degli squarci sulle mura, ed evitare così il costante pericolo delle pestilenze, che su Sassari incombevano continuamente, a causa della precaria igiene esistente, oltre che la massiccia concentrazione della popolazione in un sito non abbastanza sufficiente; quindi anche la richiesta di poter costruire fuori porta!
Il Re Carlo Alberto fu ricevuto in Pompa Magna, con ingresso in città, dalla Porta Sant’Antonio, che da quel momento assunse il nome di Porta Regia.
Finalmente, dopo un’attenta verifica, il Re Carlo Alberto si rese conto che la città di Sassari aveva seriamente bisogno di uscire dalle mura, e i suoi abitanti godere di una miglior qualità della vita, costruendo fuori delle mura e organizzare così una nuova città ottocentesca.
Quindi impartì gli ordini affinché si procedesse con criterio alla trasformazione della città di Sassari, arieggiandola il più possibile, con l’abbattimento parziale delle mura, poi programmare un piano di espansione abitativa all’esterno del perimetro murario.
Il caso volle che la Municipalità prese alla lettera quanto disposto dal Re, e cominciò ad abbattere parti delle mura, radendo al suolo per prima, la Porta Regia senza lasciarne neanche uno spezzone a memoria dei posteri.
Come si può infatti notare, a parte quell’avancorpo a forma di torre quadrata, che si trova a sinistra per chi scende alla fine del Corso Vittorio Emanuele, non s’intravvede altro niente.
Non sarebbe male, in occasione di una prossima riqualificazione della piazza, se si portassero alla luce, durante gli scavi, almeno le fondamenta di una memoria storica, che ha tutto il diritto di essere recuperata e protetta diversamente, piuttosto che stare sepolta inutilmente.
Un altro fatto che mi torna alla mente è l’abbattimento del Castello, ultimo baluardo di una città con mille anni di storia, che ha avuto il triste destino di essere eliminato per banali motivi.
Vi riassumo brevemente la vicenda: nel 1850 circa i proprietari dei palazzi che erano costruiti fuori porta, precisamente quello che sovrasta i Portici Bargone, certi Valdettara e Rau, di origine genovese, inoltrarono un’istanza al Comune affinché fosse abbattuta una torretta del castello, poiché questa impediva loro di vedere il mare. Naturalmente Il Comune non acconsentì, intanto perché il Castello apparteneva alla Curia e poi anche perché non riteneva giusto che si mutilasse uno stabile storico di quella portata.  
Il tempo scorreva e il Comune sollecitava continuamente la Curia affinché mettesse in sicurezza il Castello, poiché stava diventando un rudere pericoloso per l’incolumità altrui. Questi però rispondevano che non avevano sufficienti denari per rimetterlo in sesto, quindi a loro volta chiedevano collaborazione alla Municipalità, ma non si misero mai d’accordo.
Passati altri vent’anni, i famosi richiedenti l’abbattimento della torretta, trovarono compiacimento in una nuova Amministrazione Municipale, la quale stanca dei continui solleciti alla Curia per la sistemazione dell’antica vestigia, dopo una scrupolosa perizia ne ordinò l’abbattimento, tramite una delibera che recitava:, poiché dopo vari solleciti rivolti alla proprietà del Castello, per la sua messa in sicurezza, non essendoci volontà e possibilità economica di intervenire, essendo lo stabile diventato un rudere a rischio di crollo, oltre che ricordare tristi momenti dell’Inquisizione, quando si decretavano le condanne a morte, si procederà al suo abbattimento, nei tempi e nei modi dovuti, decisi da codesta Amministrazione!
In questo infelice modo fu decisa la sorte di un Castello, con settecento anni di storia, i suoi resti riposano in pace, utilizzati come materiale di risulta per la costruzione del terrapieno, sotto viale Trieste,
a malinconica memoria di una testimonianza storica, che ancora oggi svolge un ruolo nella città, collegando il rione di Capuccini a viale Umberto.
Così i due concittadini genovesi poterono vedere il mare, ma il brutto ricordo dei condannati a morte è sempre vivo, com'è vivo un altro triste ricordo a Roma di quando i leoni sbranavano i cristiani nell’arena, ma il Colosseo è sempre in piedi, come simbolo della Città eterna, forse perché non impedisce la vista a nessuno.
Per concludere, dopo queste curiosità, adesso che si sta provvedendo al rifacimento e riqualificazione della Piazza Castello, sarebbe il caso che si disegnasse il suo perimetro, almeno la parte Sud, con un disegno nella nuova pavimentazione, così potremo almeno dire: ecco, qui vi sono le fondamenta dell’Antico Castello e la memorabile porta Castello.

Tino Grindi





mercoledì 13 novembre 2013

Chiese

A cura del Prof.  Giuseppe Idini


ANTICHE CHIESE DI SASSARI NON PIU' ESISTENTI PERCHE' DISTRUTTE O DEMOLITE.


Oltre alle più note Santa Caterina demolita nel 1853, San Giuseppe (S. Rocco) demolita per la costruzione dell'edificio dell'Università, San Biagio demolita nel 1926-27, a Sassari esistevano diverse chiese che per varie ragioni sono distrutte o demolite. 
Voglio ricordarne alcune- 
Chiesa dello SPIRITO SANTO, tra l'Episcopio e porta Utzeri, volgarmente conosciuta con il nome di Sant'Andrea, da non confondere con la chiesa sita in corso Vittorio Emanuele fatta costruire successivamente da Vico Guidoni. 
N.S. di LORETO - Porta di Macello (locale attualmente utilizzato da un Bar).
SAN BARTOLOMEO, chiamata successivamente San Carlo dal nome della confraternita alla quale venne concessa (nelle vicinanze di via S. Carlo).
SANTA CROCE, vicino all'attuale seminario, demolita nel 1824. E' verosimile che prima del 1492 gli ebrei che erano a Sassari vi avessero la loro sinagoga e che dopo la loro espulsione sia stata consacrata al rito cristiano e dedicata alla S. Croce.
SAN SEBASTIANO, chiesa degli inquisitori, costruita dal 1602 al 1606, situata tra Piazza Tola, Via Cesare Battisti e Via San Leonardo. In questa chiesa la Città fece Voto per la peste nell'anno 1652.
SAN PAOLO, annessa al convento degli Scolopi ( via Sebastiano Satta), distrutta nel 1870.
N.S. DELLA MISERICORDIA, era situata a sx della porta S. Antonio,verso "Carrera Longa", demolita nel 1759.
SANT'ANNA, Presso la fontana delle conce - demolita nel 1890.
SANT'ELIGIO (Sant'Alò), era in vicinanza di quella di S. Anna.
SAN LAZZARO, "lo Spano la colloca nel sito vicino a Porta Utzeri, dov'è l'acqua della Rogna"; il Sisco sospettò che fosse in vicinanza di San Pietro e colse nel segno.
LA VERGINE DEL REGNO, situata nel "Regnu" vicino alla Reggia dove ebbero stanza i Giudici e dove morì nel 1235 Ubaldo Visconti ( primo marito di Adelasia di Torres),
tra la fontana delle conce e San Pietro.



ANTICHE CHIESE DI SASSARI NON PIU' ESISTENTI PERCHE' DISTRUTTE O DEMOLITE.
Oltre alle più note Santa Caterina demolita nel 1853, San Giuseppe (S. Rocco) demolita per la costruzione dell'edificio dell'Università, 
San Biagio demolita nel 1926-27, a Sassari esistevano diverse chiese che per varie ragioni sono distrutte o demolite.
Voglio ricordarne alcune-Chiesa dello SPIRITO SANTO, tra l'Episcopio e porta Utzeri, volgarmente conosciuta con il nome di Sant'Andrea, da non confondere con la chiesa sita in corso Vittorio Emanuele fatta costruire successivamente da Vico Guidoni. 

N.S. di LORETO - Porta di Macello (locale attualmente utilizzato da un Bar).

SAN BARTOLOMEO, chiamata successivamente San Carlo dal nome della confraternita alla quale venne concessa (nelle vicinanze di via S. Carlo). 

SANTA CROCE, vicino all'attuale seminario, demolita nel 1824. E' verosimile che prima del 1492 gli ebrei che erano a Sassari vi avessero la loro sinagoga e che dopo la loro espulsione sia stata consacrata al rito cristiano e dedicata alla S. Croce. 

SAN SEBASTIANO, chiesa degli inquisitori, costruita dal 1602 al 1606, situata tra Piazza Tola, Via Cesare Battisti e Via San Leonardo. In questa chiesa la Città fece Voto per la peste nell'anno 1652. 

SAN PAOLO, annessa al convento degli Scolopi ( via Sebastiano Satta), distrutta nel 1870.

N.S. DELLA MISERICORDIA, era situata a sx della porta S. Antonio,verso "Carrera Longa", demolita nel 1759.

SANT'ANNA, Presso la fontana delle conce - demolita nel 1890.

SANT'ELIGIO (Sant'Alò), era in vicinanza di quella di S. Anna.

SAN LAZZARO, "lo Spano la colloca nel sito vicino a Porta Utzeri, dov'è l'acqua della Rogna"; il Sisco sospettò che fosse in vicinanza di San Pietro e colse nel segno.



LA VERGINE DEL REGNO, situata nel "Regnu" vicino alla Reggia dove ebbero stanza i Giudici e dove morì nel 1235 Ubaldo Visconti ( primo marito di Adelasia di Torres),
tra la fontana delle conce e San Pietro.